Eccola dunque l’agenda per l’Unione Europea in tempi di cambiamento. Il presidente del consiglio europeo Van Rompuy (una delle figure più incomprensibili dell’architettura istituzionale europea) ha finalmente redatto il documento che dovrebbe cambiare la storia dell’Europa.
Il buon Herman ha girato in lungo ed in largo il continente alla ricerca di spunti e spalle sulle quali poggiare un piano programmatico che possa accompagnare l’Europa nei prossimi 5 anni. Il documento che ne è uscito si propone quindi come una sintesi delle varie anime del vecchio continente, ecco quindi l’apertura alla crescita e all’occupazione (di paese che in agenda puntino a decrescere tra maree di disoccupati non ce ne risulta traccia, ma tant’è), all’interpretazione meno restrittiva dei vincoli di bilancio con un occhio di riguardo agli investimenti e alle riforme strutturali. Un ammorbidimento che deve rimanere all’interno delle regole che i paesi dell’unione si sono dati.
Dalla Germania arrivavano ieri le sconvolgenti, a detta dei nostrani giornali, parole della Merkel (rectius del suo portavoce), “una svolta” titolava qualche testata online. La cancelliera di fatto non ha detto nulla di nuovo nè di stravolgente, limitandosi ad affermare che sì le regole si possono interpretare in maniera più flessibile ma regole rimangono e da lì non si fugge. Raffredda ogni entusiamo il ministro delle finanze Schaeuble che dice:
Un allentamento del patto di stabilità e la crescita del debito sarebbe per i paesi europei l’errore peggiore che si può fare….attenersi alle regole che abbiamo deciso insieme, né più né meno…Non bisogna ripetere l’errore di non rispettare le regole come è stato fatto in passato…All’Europa serve rispettare il patto di stabilità e crescita per recuperare la fiducia nel’eurozona e rafforzare gli investimenti
Insomma se a qualcuno fosse venuto in mente di interpretare l’agenda Van Rompuy come il primo passo per tornare ad indebitarsi a più non posso sappia che il guardiano tedesco non farà sconti