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Rendite finanziare, al via dal 1° luglio la nuova aliquota al 26%

Entrerà in vigore il 1 luglio 2014 la nuova aliquota fiscale per le rendite finanziare, si passa così dal 20% al 26%. Ecco le cose da sapere.

Pochi giorni ancora ed il regime fiscale sulle rendite finanziare cambierà profilo a poco più di due anni dal precedente intervento (era il 1° gennaio 2012 e si passo dal 12,5% al 20%). Un aumento giustificato con la necessità di allineare alla media europea la tassazione sui capitali e con la ben più impellente necessità di trovare coperture ai provvedimenti fiscali espansivi del governo Renzi. La relazione tecnica al decreto parla di 3 miliardi di euro di introiti nel 2015 ed evidenzia come (punto secondo noi tra i più critici) ben 755 milioni di euro arrivino dai conti correnti (privati ed imprese). Se a questo dato aggiungiamo la mancanza di una modulazione del prelievo in base all’ammontare del capitale investito, cosa queste che avrebbe protetto i piccoli risparmiatori, il giudizio su questo nuovo aumento di prelievo fiscale è ampiamente negativo.

Titoli di stato ed equiparati rimangono al 12,5%

Come già in occasione del precedente aumento anche questa volta i titoli di stato italiani ed esteri appartenenti alla white list (non paradisi fiscali) e i sovranazionali equiparati (Bei, ESFS) mantengono la tassazione fissa al 12,5%

Per cedole, dividendi e interessi su depositi il calcolo è automatico

Per quelli che vengono fiscalmente denominati redditi da capitale il calcolo sarà effettuato automaticamente con un criterio differente a seconda che si tratti di cedole e dividendi o di interessi su depositi. Nel primo caso il calcolo sarà quantomai semplice, tutto quello che viene riscosso entro il 30 giugno è tassato al 20%, tutto quello che viene riscosso dal 1° luglio è tassato al 26%. Nel caso dei depositi si procede invece con il principio di maturazione e quindi la quota parte maturata entro il 30 giugno sarà tassata al 20% mentre gli interessi che matureranno dal 1° luglio saranno tassati al 26%.

Risparmio gestito, calcolo pro quota da parte del gestore

Nel caso di fondi, gestioni patrimoniali sarà il gestore a calcolare “pro quota” quanto guadagnato o perso entro il 30 giugno e quanto dopo tale termine applicando la relativa aliquota. Per le polizze assicurative a carattere finanziario la tassazione inciderà in maniera indiretta ossia varrà solo per le quote investite in titoli di rischio (azioni) e in titoli di debito non esclusi (obbligazioni corporate).

Fondi pensione esclusi ma occhio alle casse previdenziali dei professionisti

I fondi pensione mantengono la tassazione con imposta sostitutiva dell’11% sui rendimenti mentre la stangata potrebbe colpire le casse previdenziali dei professionisti le cui rendite non sono coperte da aliquote sostitutive e quindi, sempre per la parte non esentata dall’aumento, dovranno affrontare un maggior esborso.

Redditi diversi, il capital gain e l’affrancamento

La parte più dinamica della nuova tassazione è quella riguardante i cosiddetti redditi diversi, ossia, in parole semplici, le plusvalenze derivanti dalla compravendita di titoli (azioni, obbligazioni, derivati) presenti nel dossier titoli di un risparmiatore o di un intermediario (il caso dei fondi di investimento). Anche qui dal 1° luglio la tassazione passerà dal 20% al 26% ma ci sarà la possibilità da parte del contribuente di decidere se fissare l’imponibile al 30 giugno e pagare il 20%, ripartendo poi il 1° luglio con la nuova aliquota o pagare il 26% al momento della vendita se effettuata oltre il 1 luglio.

Nel primo caso c’è il cosiddetto affrancamento, ossia il contribuente fissa il valore del suo investimento al 30 giugno, come se virtualmente vendesse, calcola la plusvalenza (o minusvalenza) con il regime del 20% e paga l’imposta. Dal 1 luglio partirà la nuova tassazione al 26% ed il valore iniziale dell’investimento sarà quello calcolato al 30 giugno.

La convenienza o meno dell’affrancamento dipende da molti fattori, se l’investimento è molto vicino alla scadenza e si è “apprezzato” in maniera considerevole potrebbe essere profittevole affrancarlo, se siamo all’inizio di un investimento il vantaggio di tale operazione diventa abbastanza marginale, se abbiamo accumulato molte minusvalenze ed abbiamo la prospettiva di un notevole apprezzamento dal 1 luglio in poi l’affrancamento torna ad essere conveniente. Occorre poi considerare le minusvalenze e ricordiamo che ai fini del calcolo sono escluse quelle derivanti da titoli soggetti a regime differente (titoli di stato).

Per fare un po’ di calcoli e decidere se affrancare o no il contribuente avrà tempo fino al 30 settembre. Va ricordato che se si decide di affrancare l’imposta dovrà essere pagata subito.

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