L’ultimo documento ufficiale che contenesse informazioni dettagliate sul bilancio del complesso sistema previdenziale italiano risaliva al 2010, da allora il buio o quasi con tanto di soppressione (nel 2011) del soggetto che doveva occuparsi di redigerlo ( il Nucleo di Valutazione della Spesa Previdenziale).
A 4 anni di distanza abbiamo finalmente a disposizione un documento sulle dinamiche del sistema previdenziale. Il lavoro è stato svolto dalla società Itinerari Previdenziali.
Il rapporto ha preso in considerazione i dati di bilancio di tutti gli enti previdenziali italiani dal 1989 al 2012, ha valutato le varie gestioni e tracciato le prospettive dell’intero sistema nei prossimi anni.
Il primo dato riguarda la spesa per pensioni che nel 2012 è stata pari a 242,9 miliardi di euro che diventano 211 miliardi se si toglie la quota trasferita dal GIAS (i trasferimenti statali). A fronte di questo esborso sono stati raccolti contributi per 190 miliardi di euro.
La quota di spesa pubblica destinata alle pensioni è passata dal 26,3% del 1989 al 34,4% del 2012. La crescita non ha seguito un percorso lineare, in particolare tra il 1997 ed il 2006 (periodo nel quale sono state avviate le prime riforme) la quota passa dal 33.7% al 29,7%.
Se parametrata sul PIL la spesa per pensioni risulta essere sempre crescente negli anni pur in presenza di una riduzione dell’incidenza della spesa pubblica complessiva sulla ricchezza nazionale. Nel 2012 “l’assegno pensionistico totale” vale il 16% del Pil (nel 1989 era poco più dell’11%).
Dal lato dei contributi lo studio evidenzia come dal 1989 ad oggi questi non siano mai riusciti a sostenere il ritmo delle uscite. Nel 2012 i contributi erano poco sopra il 12% del Pil con un disavanzo (a ricadere sulla fiscalità generale) dell’1,3% (dedotta la quota di pensione pagata dai trasferimenti statali che si aggira sul 2,2% del Pil).
Il rapporto suggerisce comunque che i due stabilizzatori inseriti dalla riforma Fornero dovrebbero garantire una certa sostenibilità del sistema da qui ai prossimi anni
A controllare le singole gestioni ci si accorge che alcune sono anche in attivo: i lavoratori parasubordinati e le casse privatizzate dei professionisti, + 7 miliardi la prima e +3 miliardi la seconda, nel 2012. Calano anche gli assegni per invalidità che nel 2012 rappresentano il 7% del totale della spesa.
La voragine previdenziale però annulla anche queste piccole note positive ed in testa alla classifica dei deficit c’è l’ex Inpdap che nel 2012 ha registrato un rosso di 23.76 miliardi, seguono la gestione ex Ferrovie dello Stato, la gestione coloni mezzadri e la gestione degli artigiani.
Il rapporto è ricchissimo di dati e potremmo continuare a lungo a snocciolarli, al termine del post inseriamo il link al rapporto che risulta molto semplice nella lettura. Citiamo però ancora due dati interessanti.
Il montante dei contributi versati viene rivalutato con una formula che tiene in conto dell’aumento della ricchezza nazionale, nel 2013 questo tasso di rivalutazione è stato negativo (-0.17%) e dovrebbe tornere positivo nel 2014 se il Pil comincerà a crescere ai ritmi ipotizzati del governo.
La spesa privata per il welfare nel 2012 è stata di 54 milioni di euro (il 3,4% del PIL) di cui 30 milioni destinati alla sanità. I circa 300 fondi pensione censiti raccolgo una cifra attorno ai 12 milioni di euro, appena lo 0,77% del PIL.
Il rapporto completo: http://www.itinerariprevidenziali.it/site/home/eventi/bilancio-del-sistema-previdenziale.html