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Spending review, che fine a fatto?

Locuzione indigesta questa spending review, a partire dalla pronuncia (riviu, reviu..) sino ad affondare nella sostanza (poca, molta?) dei provvedimenti. Qual è lo stato di salute, ad oggi, della spending review? Proviamo a fare un po’ di rassegna stampa e vediamo cosa salta fuori.Devo essere stato proprio fortunato se oggi (sabato scorso per chi legge) la top news per l’argomento Spending Review è la seguente: Sanità: spending review ignorata per dare incarichi, danno erariale di 16 milioni di euro. Una storia di oltre 500 incarichi, palesemente inutili, mantenuti in vita nonostante le direttive regionali sulla spending review.

Ma tralasciando le patologie, l’impressione che si ha è che il taglio dei costi sia diventato un argomento di nicchia, desolatamente abbandonato dai media, mal digerito dalla politica e decisamente non percepito dai cittadini.

L’ultimo commissario (incarico che in Italia, da sempre, vuol dire tutto e niente) in ordine di tempo è l’onorevole Yoram Gutgeld. Dopo una veloce coabitazione con il professor Perotti, Gutgeld si trova da solo sul posto di comando, alle prese con la stranissima posizione di suggeritore di tagli. E lui, ad essere sinceri, di tagli ne voleva fare parecchi e da subito. Una sforbiciata da 10 miliardi di euro in tempi brevissimi, costi standard nella sanità, riduzione delle stazioni appaltanti. Tutte cose bellissime e condivisibilissime, ma i superlativi si fermano lì perchè poi a decidere sono altri. Ogni istituzione mette in campo la sua, tailor made, strategia di taglio dei costi. L’ultima manovra finanziaria impone un secco 3% in meno, nel 2016, per le uscite dei ministeri. E se si scopre che la barberia della Camera viene salvata dalla sforbiciata, i titoli più vistosi sono dedicati al taglio di auto blu ed ai bisturi che, per risparmiare, non tagliano a dovere (contrappassi inquietanti).

Ma qualcosa c’è per davvero e parte, ancora una volta, dal basso. Sono i comuni che, in molte regioni del nord, si stanno unendo, facendo massa critica, riducendo i costi della struttura e cercando, per quanto possibile, di mantenere il livello dei servizi forniti ai cittadini. I minori trasferimenti dallo stato e gli incentivi alle aggregazioni hanno messo in movimento una macchina che ha portato alla creazione di macrozone omogenee dove economie di scala e buona amministrazione produrranno risparmi, anche in termini di tasse pagate dai cittadini.

 

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