Sembra decisamente una settimana no per l’economia italiano. La serie di dati poco rassicuranti continua oggi con l’indice PMI del settore manifatturiero. L’indicatore scivola ad agosto sotto quota 50, dato più basso da dicembre 2014.
Il dato è in brusca frenata dopo il 51,2 di luglio e segna un arretramento di 3 punti percentuali rispetto ad agosto del 2015. Convenzionalmente si considera un valore dell’indice PMI sotto la soglia dei 50 punti come un segnale di contrazione economica, tuttavia non si possono trarre conclusioni affrettate con una singola rilevazione sotto tale soglia. Resta comunque il rumore di fondo che tutti i dati diffusi in settimana continuano a propagare: la crescita rimane flebile e con un forte rischio di ricaduta.
Poco serve fare un confronto con altri risultati europei. (Male la Francia – 48,3 – che continua a scendere, bene Spagna, neutrale la Germania). Gli analisti confermano che la generale debolezza è dovuta ad un calo degli ordini ed alle incertezze legate alla Brexit.
In attesa del dato sul Pil che verrà rilasciato domani iniziano a filtrare le prime “idee” per la legge di stabilità. Pare si vada verso una riduzione delle tasse per le aziende ed il definitivo abbandono degli incentivi alle assunzioni. Sembra si voglia puntare a risvegliare la produttività, bella addormentata del sistema da oltre un decennio, puntando a rafforzare lo sgravio fiscale sui premi di produttività e iniziando una discussione con il sindacato per rivedere il sistema contrattualistico, spostandolo dal centro alla periferia (da nazionale ad aziendale).
Pare, sembra… vedremo quello che sarà possibile concretizzare stanti i moltissimi vincoli di bilancio con i quali si dovrà fare i conti. Di certo c’è che non ci saranno abbastanza risorse per agire sia sul fronte della domanda che dell’offerta, agire sul cuneo fiscale potrebbe mettere d’accordo tutti ma sulla sensibilità degli effetti rimangono molti dubbi (vedasi quanto successo con i famosi 80 euro).