La corsa ai bond dei paesi emergenti, solo negli ultimi 9 mesi, ha generato un flusso di denaro “in entrata” pari a 21,6 miliardi di dollari. La persistente bolla sui prezzi dei bond “tradizionali” ha spinto molti investitori verso lidi più soddisfacenti in termini di rendimento. Titoli più profittevoli ma anche più rischiosi, un aumento del rischio di portafoglio che è meglio tenere sotto controllo con un’opportuna selezione.
Le condizioni dell’economia mondiale, come emerso anche dal G20 appena concluso, continuano a non essere particolarmente brillanti ed in grado di sostenere una crescita robusta. Problemi di “PIL” che non riguardano solo i paesi “maturi” ma anche buona parte degli emergenti.
In questo quadro, negli ultimi mesi, si sono inseriti anche eventi geopolitici che hanno ridotto l’attrattività di alcuni paesi emergenti (Turchia in primis).
I repentini cambiamenti che sono spesso associati ad economie fragili come quelle emergenti, rischiano, se non controllati, di minare la stabilità dei nostri portafoglio. Ecco che la parola d’ordine per i prossimi mesi sarà selezione. Solo selezionando si può evitare di cadere nel turbine di una vendite ipotizzabili di fronte ad un improvviso cambio di sentiment sul mercato.
La selezione permette di essere ben consci di ciò che si acquista, di capire le potenzialità e le debolezze del titolo acquistato e di intervenire sul portafoglio in maniera puntuale.
A questo proposito è interessante l’intervista di Trigo Paz – gestore in BlackRock – a Blomberg TV. Nell’intervista Paz consiglia maggiore selezione sul mercato degli emergenti, puntando ad esempio su Russia e Sud Africa che possono beneficiare degli accordi sulla riduzione della produzione del petrolio recentemente raggiunti. Anche l’Indonesia rimane un paese di grande attrazione mentre calano le aspettative sul Brasile.