Come da attese i conti del primo semestre 2016 della Banca Popolare di Vicenza si tingono di rosso, una perdita di 759 milioni di euro.
L’istituto berico, controllato al 99% dal fondo Atlante, ha presentato ieri i conti relativi ai primi sei mesi del 2016 confermando che la situazione, a livello finanziario, rimane pesante. Ad incidere in maniera sostanziale sul rosso generato dall’istituto il contenzioso aperto con la Cattolica Assicurazioni e alle coperture effettuate sui rischi di credito e di controparte, rivalutati dopo le ispezioni BCE. Senza tali voci il rosso si ridurrebbe a 85 milioni di euro.
Durante la presentazione il management ha comunque evidenziato due fattori positivi che potrebbero rivelarsi fondamentali per i prossimi due semestri della banca. La raccolta da maggio 2016 ha invertito la tendenza ed è tornata a crescere mentre l’aumento di capitale sottoscritto dal fondo Atlante ha permesso alla banca di raggiungere un cet1 pari al 10,75% superiore alla soglia minima richiesta dalla BCE per tale requisito patrimoniale.
L’operazione di risanamento non sarà né breve né semplice. Il management ha confermato che proseguirà il piano di riorganizzazione aziendale che ha già portato alla chiusura di alcune filiali e che vedrà molto probabilmente una ulteriore riduzione dell’organico.
Sul fronte dei contenziosi con i clienti arriva qualche nota dolente. La banca ha accantonato 78 milioni di euro per rischi ed oneri legate essenzialmente ai contenziosi aperti, cifra che, come ammesso dal management stesso, risulta di molto inferiore al valore dei contenziosi in essere. I tavoli di conciliazione dovrebbero aprirsi a breve ma c’è ancora incertezza sulla reale capacità della banca di trovare un accordo con i clienti.
Il presidente Gianni Mion ha sottolineato, infine, la necessità per la banca di stringere un accordo con un altro soggetto bancario, un matrimonio con Veneto Banca, altra grande malata del sistema bancario veneto, sarebbe la naturale conclusione dell’operazione di risanamento.