Se n’è andato a 95 anni nella sua casa romana una delle figure più emblematiche dell’ultimo quarto del secolo scorso. Carlo Azeglio Ciampi è stato governatore delle Banca d’Italia, Ministro, Premier e Presidente della Repubblica ed il suo destino si è spesso incrociato con gli eventi più importanti della Repubblica.
Nel 1979 la Banca d’Italia annaspava nel mare in tempesta causato dalle vicende legate al finanziare Michele Sindona. L’incriminazione del governatore Paolo Baffi e del vice direttore Sarcinelli. Ciampi, che era in Banca d’Italia sin dal 1960, fu nominato governatore. La sua “reggenza” si mosse tra le macerie del crack e gli scenari macroeconomici più importanti della nostra recente storia. La liquidazione coatta del Banco Ambrosiano nell’82, l’entrata nello SME, la terribile crisi del 1992 che i più ricordano per la super manovra del governo Amato (quella del prelievo straordinario sui conti correnti).
Era evidentemente il destino di quest’uomo delle istituzioni quello di vivere in prima persona le vicende più difficili e tormentate della politica italiana. Nel 1993, in piena tangentopoli e con l’eco delle bombe di mafia, venne chiamato a guidare un governo tecnico che potesse ridare stabilità e traghettare l’Italia dalla prima alla seconda Repubblica.
Con la mediazione del governo Ciampi che si raggiunse lo storico accordo della “concertazione”. Industriali e sindacati accettavano di fare un passo indietro per il bene comune dello sviluppo e della crescita del paese.
Carlo Azeglio Ciampi fu l’artefice dell’entrata dell’Italia nell’euro. Il massiccio risanamento dei conti messo in atto sorprese tutti, l’Italia entrò nell’Europa che contava. Quello che seguì purtroppo tradì i grandi sforzi fatti.
Nel 1999 la politica italiana non riesce a trovare un nome al suo interno per sostituire Oscar Luigi Scalfaro al Quirinale. Ancora una volta la figura apolitica e rassicurante di Ciampi viene chiamata in causa e lui risponde presente.
Io sono nato in una città di mare e so che quando soffia il libeccio va avanti per tre giorni. Poi ce ne vogliono altrettanti perché il mare si plachi