L’inondazione monetaria continua la sua corsa ed arriva, inesorabile, a toccare anche l’ultimo lembo di terra inesplorata. Da qualche settimana, infatti, anche le società private hanno iniziato a collocare obbligazioni a rendimenti negativi.
Sanofi ed Henkel si aggiungono a BMW, Deutsche Ban e British Petroleum collocando, sul mercato primario, obbligazioni a rendimento negativo.
Attualmente il valore totale dei titoli corporate che veleggiano sotto zero in termini di remunerazione del creditore è di circa 717 miliardi di euro (circ ail 30% del mercato corporate mondiale). Una cifra bassa se confrontata con quella monstre – 113mila miliardi di dollari – dei titoli di stato a rendimento negativo.
Perchè si arriva ad avere un rendimento negativo? La politica accomodante (per usare un eufemismo) delle bance centrali ha abbassato il tasso di interesse di riferimento fino ad azzerarlo. Questo significa che anche i titoli presenti sul mercato devono, in qualche modo, adattarsi a questo livello di rendimento. I titoli a tasso fisso si adattano alle variazioni del tasso di interesse aumentando (nel nostro caso) o diminuendo il prezzo. Un semplice esempio sarà utile a spiegare il meccanismo: se emetto un’obbligazione con una cedola del 3% ed attualmente sul mercato il tasso che riuscirei a spuntare è dello 0,05%, la mia obbligazione sarà acquistata a mani basse e di conseguenza il prezzo salirà fino a quando il rendimento (quanto incamero da quel titolo rispetto a quanto ho speso per acquistarlo) sarà simile a quello di mercato.
Se un titolo ha una certa solidità (un rating molto alto) il rendimento sarà molto vicino a quello di riferimento, al crescere del rischio associato al titolo crescerà lo spread tra il rendimento di riferimento e quello dell’obbligazione.
La situazione attuale consente alle aziende di reperire finanziamenti in maniera vantaggiosa mentre per gli investitori si tratta di ingoiare il boccone amaro. Istituzionali ma anche investitori privati, spinti dalla necessità di far approdare liquidità in lidi sicuri, accettano di perdere qualcosa e le emissioni di titoli di questo genere aumentano, tanto che, ad esempio, il rendimento medio dei titoli investment grade in euro è sceso al minimo storico di 0,62%.
Quanto durerà? Difficile fare previsioni, per il momento solo la Fed – tra le grandi banche centrali – ha deciso di iniziare a ridurre i livelli di liquidità. La BCE non ha dato ulteriori indicazioni e, ad oggi, l’inondazione proseguirà almeno fino a metà del 2017. La BoJ (Giappone) conferma e si prepara a nuovi stimoli.