Il Monte Paschi Siena è al centro dell’attenzione di investitori e non solo. La banca senese vive il momento più delicato della sua lunghissima storia e la sua salvezza passa per tre punti fondamentali: ricapitalizzazione, cessione NPL e piano industriale.
Montepaschi, la terza banca italiana, capitalizza oggi meno di 600 milioni di euro ed una sua azione è passata, nel giro di un anno, da 9 euro a pochi centesimi (0,202 prima della sospensione odierna, ndr). Dallo scandalo legato al super derivato Alexandria fino alle dimissioni di Viola e Tononi l’istituto ha vissuto una preoccupante altalena finanziaria condita da ricapitalizzazioni andate in fumo, inchieste giudiziarie ed un crescente aumento dei crediti deteriorati. Alla fine del primo trimestre 2016 i crediti “cattivi” ammontavano a 47 miliardi lordi.
Nel 2012 l’istituto ha beneficiato dei famosi “Monti-bond”, un prestito statale per le banche in difficoltà, che MPS ha restituito, tramite azioni, nel giugno del 2015 e che ha portato il Ministero del Tesoro ad essere azionista con il 4% del capitale. A luglio 2016 è stato pagato, questa volta in cash, un residuo di interessi di 46 milioni di euro.
Il Ministero del Tesoro è stato chiamato in causa nelle ultime settimane per l’avvicendamento dei vertici dell’istituto. Fonti giornalistiche riferiscono di telefonate e spinte più o meno forti per sostituire l’Ad Viola con Morelli, gradito alla BCE ma, soprattutto alla JPMorgan che, in questi mesi, sta cercando di trovare investitori per l’aumento di capitale. 5 miliardi di euro necessari per ridare ossigeno all’istituto e rimettere in sicurezza i parametri BCE.
L’aumento di capitale è uno dei punti nevralgici del piano di salvataggio di Monte Paschi Siena. 5 miliardi è la cifra su cui si lavors ma, secondo alcuni, potrebbe bastare un aumento da 3 miliardi unito alla conversione di almeno 2 miliardi di obbligazioni subordinate (su un totale di 5,5 miliardi emesse dalla banca).Questa soluzione è stata da molti definita “alla greca” perchè è la stessa utilizzata dagli istituti ellenici per la loro ricapitalizzazione.
Altro punto fondamentale è la riduzione dei cosiddetti crediti deteriorati. Gli ormai ex vertici dell’istituto hanno messo a punto un piano che prevede la vendita degli oltre 27 miliardi di euro di NPL in pancia all’istituto. L’operazione di cartolarizzazione con la quale si procederà alla vendita ha un valore di circa 9,2 miliardi di euro. In pratica la banca cederà i crediti incagliati per una cifra pari al 33% del loro valore lordo. Parte dell’aumento di capitale servirà poi per procedere ad una ulteriore pulizia dei conti in grado, secondo le stime del management, di portare i parametri della banca a livelli di eccellenza.
Sul piano industriale le cose sono più confuse e forse è proprio su questo punto che i papabili investitori storno il naso. Monte Paschi Siena ha chiuso il primo trimestre 2016 con un utile di 93 milioni di euro, superando le attese di mercato ed la strategia sembrava puntare ad un ulteriore contenimento dei costi (con la chiusura di altre 450 filiali) ed un potenziamento della raccolta. La presentazione del piano industriale era attesa a settimane ma ora tutto è stato rimandato.
Il recupero di redditività della banca è strategico per chiunque voglia entrare nel capitale e ad oggi l’intero sistema italiano, salvo qualche eccezione, non pare brillare su questo punto.
Gli investitori, rimasti molto confusi dalle ultime vicende, alleggerisco le loro posizioni sul titolo che così in borsa crolla in maniera rumorosa.