I verbali dell’ultima riunione del FOMC confermano le previsioni di un prossimo rialzo dei tassi di interesse americani forse già entro il 2016. L’attendismo della Yellen si scontra con i falchi che vedono in quel “relativamente” persino un rischio “recessione”
Relativamente presto. Un’espressione che suona un po’ come il manifesto dell’azione Fed negli ultimi mesi. Se da un lato l’economia a stelle e strisce prosegue nel suo cammino di crescita piuttosto solida ed il mercato del lavoro tiene, dall’altro le preoccupazioni della Yellen riguardano la capacità della locomotiva americana di assorbire lo scotto di un secondo rialzo (che le previsioni danno sui 25 punti base).
In questo amletico scenario irrompe di prepotenza il duello per la Casa Bianca con le possibili ripercussioni sui mercati ma anche con la necessità , da parte della banca centrale, di non interferire in un momento così delicato dove tutto può essere usato come arma elettorale.
Il dibattito all’interno del board della Fed è comunque sostenuto. Se da un lato gli attendisti sostengono che occorrono prove più convincenti da parte dell’economia e soprattutto da parte dei prezzi, dall’altro lato i falchi insistono affinchè la decisione venga presa; il continuo rimando di una decisione che, visti i dati, sembra così naturale – affermano – potrebbe essere letta dal mercato come un segnale di debolezza o, peggio ancora, come un segnale che l’economia non sta andando così bene come viene dipinta. I “falchi” arrivano a sostenere che l’attendismo potrebbe alimentare un sentimento di negatività negli investitori e sfociare in un rigurgito recessionista.
Per il momento i falchi non l’avranno vinta e pare decisamente improbabile che vi sia un’azione della Fed a ridosso delle elezioni. L’occasione propizia potrebbe essere la fine di dicembre quando il quadro politico sarà chiaro ed i primi dati degli acquisti natalizi potranno corroborare le tesi ottimistiche su crescita e dinamica dei prezzi.