Collective Action Clauses, clausole di azione collettiva. Le CACs sono entrate nel nostro ordinamento, nel silenzio generale, all’epoca del governo Monti (nel 2013). Volute da Bruxelles all’istituzione del Meccanismo Europeo di Stabiltà, sono tuttora un mistero per la stragrande maggioranza dei risparmiatori. Eppure, se possedete titoli di stato, le CACs potrebbero riguardarvi.
Andando subito al sodo possiamo dire che le CACs sono una serie di clausole che uno stato sovrano inserisce nel regolamento di un prestito obbligazionario e con le quali sancisce la possibilità, in situazioni di crisi, di ristrutturare il debito. Si, avete capito bene. Facciamo un esempio. Prendiamo un bel BTP a 10 anni emesso nell’estate del 2013. La prima cosa che dovete sapere è che questo titolo nasce CACs-munito, nel suo regolamento troveremo quindi una serie di clausole che ci diranno cosa può fare l’emittente (Italia – Ministero del Tesoro) nel caso in cui le casse statali non riescano a pagare il dovuto.
Tra le possibili azioni che l’emittente può concordare con una maggioranza qualificata di obbligazionisti ci sono lo slittamento della data di scadenza del titolo, lo slittamento dei pagamenti delle cedole, il cambiamento del metodo di calcolo delle cedole o della valuta del prestito.
Ovviamente la libertà dell’emittente non è infinita. I CACs valgono solo per le emissioni successive al 1° gennaio 2013, non possono essere inserite nei titoli con scadenza inferiore ai 12 mesi ed inoltre possono essere applicate al massimo sul 45% del debito emesso in un anno.
Come avrete facilmente intuito le clausole di azione collettiva scattano solo in caso di forte dissesto finanziario (col ricorso al fondo salva stati, praticamente ai limiti del default) ed il loro utilizzo servirebbe ad agevolare un accordo tra il debitore (lo stato) e gli obbligazionisti (in gran parte rappresentati da banche, assicurazioni e fondi di investimento). Un sistema per rassicurare i mercati e dall’utilizzo remoto (o quasi).
Certo è che, per un paese come l’Italia, con oltre 2mila miliardi di euro di debito, forse è il caso di controllare quanti titoli CACs-muniti abbiamo in portafoglio, la diversificazione si fa anche così, buttando un occhio alle clausole.