Passato da poco meno di 48 ore il solstizio del 21 giugno, proviamo a fare il punto sulla situazione. Cosa aspettarsi nei prossimi due mesi di solleone? Per i mercati finanziari che estate ci attende?
Partiamo dalle parole chiave. A tenere banco, sotto l’ombrellone, saranno sicuramente i dazi e la possibile guerra commerciale tra USA e UE, le elezioni di mid-term statunitensi, i titoli di stato dei periferici europei, la Cina e la sua economia col fiatone, la Fed ed il petrolio. Un bel filotto di argomenti che, in maniera più o meno intensa, deciderà la rotta dei mercati tra giugno e settembre.
Sulle azioni pesano dazi e la salute delle economie europee.
Estate, sinonimo di volumi sottile e di maggiore volatilità. Per questo motivo l’attesa sul mercato azionario è per un trimestre contrassegnato da una certa lateralità. L’Europa sarà sorvegliata speciale, visti gli ultimi deludenti dati sulla crescita (Germania in primis), mentre sui periferici continuerà a persistere un clima di accresciuta avversione al rischio.
Negli USA la situazione è un po’ più complicata. In un anno di elezioni tutto va visto sotto una luce differente. L’economia, pur con i primi accenni di fiatone, rimane orientata alla crescita con un mercato del lavoro molto consistente.
Sono i dazi e le possibili evoluzioni bellicose tra USA ed Europa a destare le maggiori preoccupazioni. Un muro contro muro potrebbe mettere a rischio anche la robusta crescita americana.
Il Bull & Bear Indicator di BofA Merrill Lynch, un indicatore sviluppato dalla banca d’affari, indica l’avvicinarsi di un periodo di acquisto; molti analisti, inoltre, confermano il target di fine anno per lo S&P500 vicino ai 3000 punti.
Tassi, la strada del rialzo è segnata anche nella zona Euro
Comincia a delinearsi più chiaramente la situazione relativa ai tassi di interesse. Negli USA si va, secondo molti, verso un nuovo rialzo a settembre ed un sempre più probabile ulteriore rialzo a fine anno, portando gli interventi della FED a 4, dai 3 previsti; la Bce, annunciata la fine del QE a dicembre, rimarrà guardinga, cercando di rassicurare i mercati (come già avvenuto in settimana) sulla sua volontà di mantenersi accomodante il più possibile per evitare qualsiasi shock su banche ed imprese. Attualmente il primo appuntamento con un rialzo dei tassi BCE sembra fissato per metà 2019.
Non è detto, però, che già dai prossimi mesi i mercati non comincino a scontare il nuovo scenario, quello senza scudo della BCE. Cosa succederà ai titoli di paesi come Italia, Grecia e Spagna? Come si comporteranno i governi? Ed il sistema bancario è abbastanza solido da resistere? Questi sono i quesiti che gli investitori iniziano, già da ora, a porsi; la prima conseguenza potrebbe essere un riposizionamento verso lidi più sicuri, forse già nel bel mezzo dell’estate, con i titoli di stato e le obbligazioni bancarie dei paesi periferici a fare da bersaglio.
Inflazione premia le materie prime, sul petrolio è questione anche politica
In uno scenario di inflazione in aumento, le materie prime tendono a dare il meglio di sé. A farla da padrona, negli ultimi mesi, è soprattutto il comparto energetico con il petrolio tornato a rivedere quota 70$.
Le notizie che arrivano da Vienna sembrano stemperare la tensione ed affievolire le preoccupazioni sulla possibile ulteriore salita del prezzo del greggio. In seno all’OPEC sembra comunque consumarsi una spaccatura tra chi vuole produrre di più (Arabia Saudita e Russia) e chi vorrebbe mantenere i livelli attuali (Iran). Per il momento sembrano vincere i primi.