Continua il dibattito sulle prospettive dei mercati azionari da qui ai prossimi mesi. Negli Stati Uniti si guarda al possibile rally di fine anno ma le dinamiche macroeconomiche globali frenano gli entusiasmi.
Il grafico mostra l’andamento dei principali indici MSCI su diverse zone geografice. Si nota come, dal 2013 ad oggi, gli Stati Uniti abbiano corso tantissimo, collezionando un +79%. Europa ed Emergenti hanno fatto peggio rispetto all’indice mondiale, con gli emergenti che chiudono in rosso il lustro. Per tutti è visibile la “gobba” a ridosso di inizio Ottobre e l’andamento variamente negativo – ed altamente volatile – del 2018.
Partendo da questo grafico proviamo a fare qualche ragionamento sulle prospettive dei mercati azionari da qui ai prossimi mesi.
USA, Europa o emergenti?
Ricorrendo alle serie storiche, si scopre che il dopo elezioni di midterm ha sempre portato bene a Wall Street. Il novembre azionario è partito con il piede giusto e, dopo un Ottobre da paura, ci si domanda quanto fiato possano avere ancora. In realtà le statistiche è meglio lasciarle da parte; occorre concentrarsi sui dati macroeconomici, sui profitti delle società quotate e sulle politiche della Fed. Tutto segnala che l’economia americana viaggia molto vicina al suo picco. Se il terreno verrà “sminato” dalle rappresaglie commerciali con la Cina, è probabile che il 2019 si configuri ancora come un anno di crescita, con i primi segnali di rallentamento a partire dalla seconda metà dell’anno.
Molte società hanno iniziato a mettere le mani avanti sui prossimi trimestri, pur continuando a macinare profitti. La Fed, segnalando una debolezza degli investimenti, potrebbe posticipare il quarto rialzo ai primi del 2019. Traducendo, sui listini azionari la correzione è dietro l’angolo, ma la velocità con la quale ci stiamo avvicinando a quell’angolo non è costante. Possiamo attenderci un rialzo nel breve e trovarci poi di fronte ad una forte correzione tra gennaio e febbraio.
In Europa la situazione non è molto più semplice. Anche qui a guidarci devono essere i dati macro. Le economie dell’eurozona segnano una generale stanchezza. Secondo le previsioni, la crescita continuerà per il prossimo biennio ma con ritmi più blandi e salvo shock improvvisi (Italia/Elezioni Europee e Brexit su tutte). Il 2018 per le borse europee dovrebbe chiudersi in rosso e l’andamento del 2019 non sarà molto differente.
Sul fronte emergenti la situazione si presenta ancora più intricata. Da un lato il rialzo dei tassi USA, dall’altro la debolezza di un colosso come la Cina, hanno reso il panorama delle economie in via di sviluppo molto complicato da decifrare. Salvo soprese, il 2019 non dovrebbe invertire la tendenza vista sino a qui.
Breve periodo da ottovolante
Il rimbalzo globale di inizio novembre non deve trarci in inganno. I grafici sono piuttosto chiari e ci parlano di un 2018 nervoso, che ha fatto registrare molta volatilità, in un contesto di lateralizzazione. Ed è questo che ci si può attendere, almeno per la prima parte del 2019: un movimento laterale fatto di rally e cadute. Un ottovolante che non promette nulla di buono e che rende, nel breve termine, le azioni molto rischiose.
Un po’ di tattica non guasta
Investire oggi in azioni significa sicuramente non farlo con l’ottica di galoppare un trend di breve periodo. Il ritorno ad una politica monetaria “normale” e l’accresciuta percezione del rischio stanno facendo tornare nella giusta collocazione gli investimenti azionari. L’orizzonte minimo è sempre il lustro, i 5 anni che consentono alla volatilità di mostrare i suoi lati positivi. Ma, una volta settato correttamente l’orizzonte temporale di investimento, ci sono dei modi per attutire gli effetti negativi della volatilità nel breve periodo? Prendiamo questo nuovo grafico.
Confrontando sull’azionario USA gli indici MSCI Global con i sottoindici Momentum e Low Volatility, si nota come questi ultimi siano stati in grado di sovraperformare l’indice globale. L’utilizzo di queste strategie inserisce nei nostri portafogli un atteggiamento tattico che può rivelarsi molto utile per smorzare gli effetti di periodo grigi sui listini. In questo momento, ad esempio, potrebbe risultare una buona soluzione tattica sovrappesare la strategia Low Volatility.
Altra accortezza è sicuramente quella di aumentare la diversificazione, cercando di sfruttare i disallineamenti tra i vari listini mondiali.
Riassumendo?
Le prospettive dei mercati azionari sembrano orientate ad un generale ribasso, un movimento che sconta le attese di una fine – non imminente – della fase di crescita delle principali economie mondiali. Il primo effetto, già sperimentato nel 2018, è un forte aumento della volatilità con la tendenza dei mercati a lateralizzarsi. Nel breve termine il rischio è altissimo, nel medio-lungo termine un investimento azionario può essere accompagnato da una tattica che prediliga un approccio a bassa volatilità.