Il consueto sguardo ai dati diffusi da FactSet, sulle stime dei conti delle società quotate sullo S&P500, ci restituisce un quadro preoccupante.
Per la prima volta da 3 anni a questa parte si prevede un calo generalizzato dei profitti. L’EPS (l’utile per azione) medio dell’indice è atteso, per il secondo trimestre 2019, in calo di oltre 2 punti percentuali. Tecnicamente, dopo il dato negativo registrato nel primo trimestre, ci si trova di fronte a quella che viene chiamata “recessione” dei profitti. Ben 6 settori su 11 riportano attese di EPS in flessione. Il settore che regge maggiormente l’urto, l’health care, dovrebbe assestarsi su una crescita media dei profitti di poco sopra il 2%.
La “raffica” di trimestrali avrà il suo inizio a metà mese, ma le 20 società che ad oggi hanno già presentato i conti fanno segnare un calo medio dei profitti di oltre il 14%, un dato che fa riflettere.
Un campanello d’allarme, quello dei conti delle società quotate, che non va sottovalutato anche se occorre ricordare che una situazione simili si verificò nel 2016 e che, sempre stando ai dati stimati da FactSet, gli utili dovrebbero tornare a salire nell’ultimo trimestre 2019. L’economia americana soffre (l’ISM manifatturiero è calato anche a giugno e si mantiene sopra 50) ma stringe i denti e l’ipotesi di una recessione imminente rimane ancora poco probabile.
I dati diffusi dal NBER sembrano confortare questa visione. L’economia USA è entrata ufficialmente nel suo 11° anno consecutivo di espansione (record storico) ed ha raggiunto il più basso livello di disoccupazione da 49 anni a questa parte. Ciò nonostante la crescita media del PIL dal 2009 ad oggi è “solo” del 2,3%.
Nel frattempo l’indice S&P500 è cresciuto del 13% circa nel primo trimestre 2019 (in concomitanza della prima flessione dell’EPS medio) e del 3,8% nel secondo trimestre.