I segnali anticipatori della recessione sono un po’ come i primi sintomi di un raffreddore, in un quadro generale ancora orientato alla crescita si avvertono le prime debolezze; scricchiolii che, se letti per tempo, possono aiutare nella diagnosi.
Abbiamo già affrontato molte volte il tema del ciclo economico e del susseguirsi delle sue fasi. Sappiamo, oramai, che una delle dinamiche più importanti che accompagna le “stagioni” economiche è quella dei tassi di interesse. Le banche centrali, modulando la presenza di liquidità nel sistema, controllano il livello dei prezzi (inflazione) e dell’occupazione.
Quando un’economia si surriscalda tende, teoricamente, a “sfogare il calore” attraverso l’aumento dei prezzi. Per contrastare una risalita dei prezzi le banche centrali aumentano i tassi di interesse. Questa reazione ha delle conseguenze più marcate in alcuni settori economici. Lì si possono intravedere i segnali anticipatori della recessione.
Ma quali sono questi settori? Innanzitutto il mercato del credito, tassi più alti significa costo dei prestiti più alto. Minori erogazioni di mutui e prestiti hanno un impatto diretto sul mercato immobiliare. Ed è proprio il mercato immobiliare il primo indizio di una fase di rallentamento dell’economica che può portare ad una recessione. Minore disponibilità di mezzi economici porta alla diminuzione delle compravendite che a sua volta determina un calo dei prezzi delle abitazioni.
Il secondo indizio di una possibile, prossima recessione viene dal settore manifatturiero, e più in particolare dall’industria dei beni durevoli. Ancora una volta sono le strette monetarie a condurre le danze, specie nel settore dell’automobile. L’accesso al credito divenuto più difficile e costoso determina minori acquisti di auto e di altri beni durevoli.
Il terzo indizio arriva dalle esportazioni. Un aumento dei tassi di interesse ha solitamente come conseguenza quella di far apprezzare la valuta locale. Una valuta forte non va d’accordo con le esportazioni, in quanto rende i beni prodotti meno convenienti per gli acquirenti esteri.
Questi primi scossoni agiscono sulla macchina economica attraverso il mercato del lavoro. La diminuzione dei profitti tende a far diminuire le ore lavorate (il quarto indizio) e porterà successivamente alla riduzione dei posti di lavoro.
Se l’economia non è dipendente dalle esportazioni la situazione di rallentamento può anche non trasformarsi in recessione. Una politica monetaria attenta ai primi segnali sopra descritti ed una domanda interna abbastanza robusta da resistere alla mutata congiuntura, possono evitare di far arrivare l’economia nella fase di crescita negativa.
I segnali anticipatori della recessione sono uno strumento molto utile per individuare le possibili traiettorie future del ciclo economico e, dal punto di vista della politica fiscale e monetaria, serve a capire come intervenire per attutire le conseguenze di una congiuntura negativa.