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FMI. I punti salienti del World Economic Outlook di ottobre 2019

Rilasciato dall’FMI il World Economic Outlook di ottobre 2019. Il rapporto certifica la fase di rallentamento in atto. Vediamone i punti salienti.

The global economy is in a synchronized slowdown and we are, once again, downgrading growth for 2019 to 3 percent, its slowest pace since the global financial crisis.

Come scritto nel post di stamattina, l’FMI – cautamente – descrive la situazione attuale come un rallentamento sincronizzato di molte economie mondiali. Un rallentamento che, tradotto in numeri, significa una previsione di crescita del 3% nel 2019 (la più bassa da 10 anni a questa parte) e del 3,4% nel 2020 (rivista al ribasso di due decimali rispetto ad aprile).

However, unlike the synchronized slowdown, this recovery is not broad-based and remains precarious.

Una mini ripresa, quella del 2020, che il fondo definisce precaria e a macchia di leopardo. Nel rapporto si legge la preoccupazione che il deterioramento del settore manifatturiero si trasferisca a quello dei servizi.

The weakness in growth is driven by a sharp deterioration in manufacturing activity and global trade […] automobile industry is contracting owing also to a variety of factors, such as disruptions from new emission standards in the euro area and China […] Growth is also being weighed down by country-specific factors in several emerging market economies, and by structural forces, such as low productivity growth and aging demographics in advanced economies.

Quali sono le cause di questo scenario in rallentamento? Il World Economic Outlook cita naturalmente le incertezze sul commercio internazionale e la debolezza del manifatturiero. Il settore auto è tra i più colpiti, non solo dai dazi ma anche dalle nuove regole anti emissioni in Europa ed in Cina. Il Fondo calcola in un 0,8% l’impatto, in negativo, del perdurare delle tensioni sul commercio internazionale sul PIL globale 2020.

L’FMI sottolinea come, al di là di fattori congiunturali, esistano altre forze che stanno “lavorando ai fianchi” l’economia globale. Tra queste la bassa produttività e le prospettive demografiche nelle economie mature.

Monetary policy cannot be the only game in town. It should be coupled with fiscal support where fiscal space is available, and policy is not already too expansionary. Countries like Germany and the Netherlands should take advantage of low borrowing rates to invest in social and infrastructure capital, even from a pure cost-benefit perspective.

Anche dal Fondo Monetario arriva un appello ai governi sulla necessità di porre in atto un’adeguata politica fiscale di stimolo alla crescita. La politica monetaria, che da sola ha salvato – secondo l’FMI – mezzo punto percentuale di crescita nel 2019 ed altrettanto farà nel 2020, non può essere l’unico strumento per riattivare la crescita. Sovraccaricare lo strumento monetario significa, tra l’altro, ridurre considerevolmente le sue capacità di affrontare un eventuale futura fase recessiva. Da qui l’appello ai paesi “virtuosi” (citati Germania ed Olanda) di sfruttare i bassi tassi di interesse per porre in atto una politica espansiva, in deficit, di sostegno al reddito e di investimenti in infrastrutture.

At 3 percent growth, there is no room for policy mistakes and an urgent need for policymakers to support growth. The global trading system needs to be improved, not abandoned. Countries need to work together because multilateralism remains the only solution to tackling major issues

Il tempo stringe. Gli spazi di manovra, con una crescita al 3%, sono pochi. Il multilateralismo è la via, migliorabile, per affrontare i grandi temi; tra questi, il Fondo cita esplicitamente anche i cambiamenti climatici.

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