Le dinamiche del mercato del lavoro agiscono nel tempo su due variabili: la disoccupazione ed il numero di posti vacanti. La curva di Beveridge indaga la relazione tra queste due entità, restituendo preziose informazioni sullo stato di salute dell’economia e sulle caratterisiche del mercato del lavoro di in un sistema economico.
Rappresentare su un asse cartesiano la relazione tra il tasso di disoccupazione ed il numero di posti vacanti, vale a dire quei posti di lavoro non occupati per mancanza di lavoratori disponibili, è stata l’intuizione dell’economista inglese William Beveridge nel 1958.
Beveridge e molti altri economisti dopo di lui, si soffermarono sulla relazione inversa che si instaura tra disoccupazione e posti vacanti. Un’alta disoccupazione tende a corrispondere ad un basso numero di posti vacanti e viceversa. Graficamente (con i posti vacanti sull’asse delle ordinate e la disoccupazione sulle ascisse) la relazione diventa una curva che degrada verso destra.
A cosa serve la curva di Beveridge? Sostanzialmente ci permette di capire come sta evolvendo il mercato del lavoro di una determinata zona economica. Disoccupazione e posti di lavoro vacanti sono infatti due variabili che ben riflettono i cambiamenti nel sistema occupazionale di un paese. Cambiamenti che possono derivare dal susseguirsi delle fasi di un ciclo economico o da modifiche delle dinamiche di incrocio tra offerta e domanda di lavoro.
La disoccupazione è, in estrema sintesi, la rappresentazione dell’eccesso di domanda di lavoro rispetto all’offerta di posti di lavoro. Questa tende ad essere più alta nei momenti di debolezza congiunturale e mediamente più alta nei sistemi economici caratterizzati da barriere in entrata ed in uscita dal mercato del lavoro.
I posti vacanti sono, come abbiamo detto, le caselle che rimangono vuote all’interno delle aziende per mancanza di potenziali lavoratori impiegabili. Una mancanza che può derivare da eccesso di offerta oppure dalla impossibilità di trovare lavoratori con le abilità necessarie. Secondo alcuni economisti anche la presenza di legislazioni restrittive sulla regolamentazione dei rapporti di lavoro incide sulla quantità di posti vacanti. Barriere all’uscita potrebbero condurre le aziende a preferire la postazione vuota all’assunzione di un lavoratore.
L’osservazione empirica di queste due variabili e dei loro movimenti nel tempo genera un grafico, la curva di Beveridge, che può darci indicazioni sia sullo stato di salute di un’economia sia sulle caratteristiche del mercato del lavoro di un determinato sistema economico. Più in particolare possiamo dire che lo spostamento sulla curva è causato dal susseguirsi delle fasi del ciclo economico; lo spostamento della curva, invece, tende ad evidenziare cambiamenti strutturali del mercato del lavoro.
In presenza di una fase di recessione noteremo un aumento della disoccupazione ed una contemporanea riduzione dei posti vacanti. Meno produzione comporta meno occupazione e meno richiesta di lavoratori. La curva si svilupperà puntando verso il basso a destra. Fasi di espansione saranno caratterizzate da una diminuzione della disoccupazione con i posti vacanti ad aumentare man mano che il ciclo si irrobustisce e servono sempre più lavoratori.
I movimenti della curva di Beveridge, come detto, rappresentano invece cambiamenti di tipo strutturale del mercato del lavoro. In parole semplici uno spostamento della curva significa un differente livello di disoccupazione associato ad un determinato livello di posti vacanti. Se a parità di posti vacanti aumenta il tasso di disoccupazione significa che è più difficile far incontrare offerta e domanda. Questa difficoltà può essere dovuta a diversi fattori. Presenza di maggiori barriere in entrata ed uscita, mancanza di competenze, diminuzione della forza lavoro per fattori demografici, aumento della disoccupazione di lungo periodo, accentuarsi dell’isteresi.
Nel grafico elaborato da Eurostat si nota come, a partire dal 2008 fino al 2011 (gli anni della grande crisi finanziaria), la relazione tra posti vacanti e disoccupazione si sia spostata sulla curva di Beveridge verso destra, invertendo il cammino fino ad arrivare a metà 2019 con una disoccupazione in discesa ed un alto tasso di posti vacanti. Se spezzassimo i periodi e confrontassimo le rispettive curve di Beveridge (esempio 2008- 2011 e 2011- 2016) noteremmo uno spostamento verso destra della curva, segno di un cambiamento di tipo strutturale del mercato del lavoro. Questa situzione risulta più evidente analizzando i dati USA.
La curva di Beveridge per gli USA è interessante perchè mostra, oltre ai movimenti sulla curva dovuti alle fasi di contrazione (2009) e di espansione (2011 – 2019), diversi movimenti della curva. Lo spostamento più evidente è quello dalla linea verde a quella viola. Uno shift verso destra che significa più disoccupazione a parità di posti vacanti e quindi un mercato del lavoro con maggior disoccupazione frizionale. Meno evidente, ma interessante, lo spostamento verso sinistra che si registra nella parte alta della curva viola, a segnalare un mercato del lavoro sempre più congestionato, con minor disoccupazione a parità di posti vacanti.
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