Torna anche quest’anno il tradizionale appuntamento con il World Economic Forum di Davos. L’edizione numero 50, nelle intenzioni degli organizzatori, si concentrerà sul tema del cambiamento climatico. Con quali propositi?
Imprenditori, politici, giornalisti e qualche vip. Sono oltre 3000 le persone attese nell’incantevole cittadina svizzera di Davos per assistere alla 50° edizione del World Economic Forum (WEF). Due gli ospiti più attesi: il presidente americano Donald Trump e l’attivista svedese Greta Thumberg.
Non sappiamo se i due riusciranno a parlarsi, quello che è certo è che l’intenzione degli organizzatori è di fare del WEF 2020 un momento di riflessione sul rapporto tra crescita economica e sostenibilità. E la base di partenza sarà il Global Risks report elaborato dalla fondazione creata da Klaus Schwab.
Il documento, pubblicato mercoledì scorso, tratteggia un 2020 caratterizzato da un aumento della frammentazione del tessuto economico, sia a livello internazionale che all’interno dei singoli paesi. Tanti, secondo il WEF, rimangono gli ostacoli per la crescita economica nel prossimo decennio e, per la prima volta in mezzo secolo di storia, i primi 5 rischi che minacciano l’economia mondiale sono legati al tema ambientale
Conciliare sviluppo economico e tutela ambientale. Se questo è il tema economico e finanziario che dominerà convegni, tavoli di lavoro e conferenze stampa del World Economic Forum, a Davos la partita si giocherà a livello politico. Società ed istituzioni finanziarie, che sempre in maggior numero stanno abbracciando il tema della sostenibilità, si troveranno ad affrontare il muro di gomma della politica. Ecco la vera sfida del WEF, fare breccia in quel muro che ha mandato all’aria il recente COP25.
La sintesi della situazione è scritta in maniera perfetta nel Global Risks report:
” Geopolitical turbulence is propelling us towards an ‘unsettled’ unilateral world of great power rivalries at a time when business and government leaders must focus urgently on working together to tackle shared risks “
Nel momento in cui sarebbe necessaria la massima collaborazione per affrontare una sfida globale, che riguarda la sopravvivenza delle generazioni future, il mondo si lacera in turbolenze geopolitiche e comportamenti protezionistici di corto respiro. Mentre la cronaca degli ultimi anni ci suggerirebbe di adottare strategie di lungo periodo e di fare scelte coraggiose, la politica – assecondando una parte della società – adotta tattiche di breve termine, abbandonando la scena internazionale e cercando rifugio (e consenso) nel passato.
In un’intervista alla CNBC, l’ex primo ministro finlandese Alexander Stubb ha sintetizzato il tutto in una domanda: “Who’s going to fulfil those vacuums? ” Chi riempirà il vuoto lasciato in questi anni dal disimpegno statunitense sui temi del commercio internazionale, della sicurezza e del clima? Come recuperare una dimensione multilaterale nell’affrontare i grandi temi del nuovo decennio?
Tante domande riecheggiano tra le candide cime innevate delle Alpi svizzere. Arriverà qualche risposta?
Foto di pasja1000