Quali sono gli effetti del disavanzo pubblico sulla produzione, tenendo conto del vincolo di bilancio? Secondo l’equivalenza ricardiana né il debito né il disanvanzo hanno effetti sull’attività economica di un paese.
Il disavanzo pubblico non è altro che la differenza positiva tra le uscite (interessi sul debito e spesa pubblica) e le entrate (imposte al netto dei trasferimenti) di un governo. Applicando la regola del vincolo di bilancio sappiamo che la variazione del debito pubblico in un determinato anno dovrà essere uguale al disavanzo pubblico generato nell’anno precedente. Questo significa che:
- I disavanzi di bilancio generano maggior debito pubblico
- Per ridurre il debito pubblico occorre produrre l’esatto opposto del disavanzo, vale a dire occorre generare un avanzo di bilancio (quindi o aumentare le imposte, o ridurre la spesa pubblica).
- Se la spesa pubblica rimane costante, un disavanzo generato da una riduzione delle imposte presenti dovrà essere compensato con un aumento delle imposte future. Più anni passano tra la riduzione delle imposte presenti e l’aumento delle imposte future, maggiore sarà l’aumento di queste ultime.
Ma cosa succede all’attività economica quando si genera un disavanzo, diminuendo le imposte o aumentando la spesa pubblica? Secondo l’equivalenza ricardiana non succede proprio nulla. Perchè? Per il teorema elaborato da David Ricardo e ripreso negli anni 70 del secolo scorso da Robert Barro, consumatori e imprese, all’annuncio di una riduzione delle imposte o dell’aumento della spesa pubblica e tenendo conto dell’inviolabilità del vincolo di bilancio, sanno che la decisione del governo si tradurrà in un futuro aumento di imposte o diminuzione della spesa pubblica.
Le minori imposte pagate oggi si tradurranno in maggiori imposte da pagare domani. I consumatori, quindi, non varieranno i loro consumi, coscienti che il valore presente del loro reddito disponibile rimane invariato. In termini di risparmio questo significa che un aumento del debito comporterà un equivalente aumento del risparmio privato. Il risparmio totale, quindi, rimane anch’esso invariato.
Se consumi e risparmio (che rappresenta anche le risorse destinate agli investimenti) rimangono invariati, allora possiamo affermare che l’aumento del disavanzo e di conseguenza del debito non hanno alcun effetto sull’attività economica.
Ma allora perchè preoccuparsi del disavanzo e del debito se questi non hanno alcuna influenza? Perchè nella realtà, disavanzo e debito, influiscono eccome sull’attività economica. Vediamo perchè.
L’equivalenza ricardiana suppone due cose, alternativamente:
- che l’annuncio dell’aumento della spesa pubblica oppure il taglio delle tasse sia dato in contemporanea a quello della futura azione contraria (aumento delle tasse o taglio della spesa);
- che i consumatori, nel prendere le loro decisioni, siano a conoscenza dell’esistenza del vincolo di bilancio.
Nella realtà le due ipotesi trovano poca applicazione. Normalmente nessun governo spiega – del tutto o in parte – che una riduzione delle imposte o un aumento della spesa, se finanziati dal debito, si tradurranno in un aumento delle imposte o in una riduzione della spesa nel futuro. Per questo l’incertezza attorno al momento nel quale ciò avverrà, porta con sé un momentaneo aumento dei consumi ed una riduzione del risparmio privato. Quindi è possibile che nel breve period un aumento del disavanzo generi un aumento della domanda. Ed è quello che mostrano anche le evidenze empiriche, ad esempio gli USA degli anni 80.
Se nel breve periodo si possono ottenere dei risultati “positivi”, è nel lungo periodo che l’equivalenza ricardiana trova gli ostacoli più alti. Se l’equivalenza fosse rispettata, nel lungo periodo dovremmo ottenere una sostanziale invarianza dei livelli di produzione.
In realtà occorre tenere a mente alcuni aspetti, ne citiamo solo due. Innanzitutto le imposte hanno un effetto distorsivo, la loro applicazione tende a disincentivare il lavoro e quindi a ridurre la produzione. Inoltre gli orizzonti temporali del governo e dei consumatori, quasi sempre, non coincidono. Così, una riduzione delle tasse potrebbe essere applicata ad una generazione, mentre l’aumento delle tasse future potrebbe toccare ad una generazione successiva, per la quale le maggiori imposte si tradurranno in minori consumi. Nel lungo periodo, quindi, è molto probabile che il disavanzo ed il debito portino ad una diminuzione della produzione e della domanda.
Foto di Chris Pastrick