Nel venerdì nero – nerissimo – delle borse mondiali, i dati macro ci raccontano ancora di un’economia globale in altalena con alcuni paesi asiatici che cominciano a segnalare i primi guai legati al coronavirus. Notizie non convincenti dal Canada, dove esportazioni ed investimenti frenano la crescita del 4° trimestre 2019. Questo ed altro nell’ultima K Briefing della settimana.
Canada, esportazioni ed investimenti frenano crescita. Con le esportazioni che mettono a segno la peggior discesa dal 2017 e gli investimenti che non ci sono, il PIL del Canada segna il passo nel quarto trimestre 2019, con uno striminzito +0.3% annualizzato. Rispetto al trimestre precedente l’avanzamento è stato praticamente nullo (+0.1%). Si tratta del terzo trimestre in decelerazione consecutivo ed il peggior dato dal secondo trimestre del 2016. Gli investimenti scendono dello 0.8% rispetto al trimestre precedente. Peggio va per i macchinari che scendono per il terzo trimestre consecutivo con un sonoro -3.6%. A tenere sono i consumi che crescono allo stesso ritmo del 3° trimestre, +0.5%. Gli analisti fanno notare però che continua ad aumentare la quota risparmio, non un buon segno; nel 4° trimestre è aumentata del 3%. Il 2019 si chiude per il Canada con un PIL in crescita dell’1.6%, 4 decimali in meno rispetto alla crescita del 2018.
Giappone, produzione industriale. Com’è stata a gennaio e come sarà. Il dato sulla produzione industriale giapponese segnala un andamento oltre le attese a gennaio scorso. +0.8% contro le aspettative di mercato di un +0.2%. Interessanti anche i dati sulle stime di produzione a 1 e 2 mesi. Se febbraio, secondo le stime, dovrebbe segnare un +5.3%, la proiezione a 2 mesi segna un pesante -6.9% (la stima precedente era a +4.1%).
Corea del Sud, gennaio in rosso per l’economia. Uno dei paesi a maggior rischio per il coronavirus mostra dati poco incoraggianti per gennaio 2019. La produzione industriale è calata dell’1.3% rispetto al mese precedente (dato migliore rispetto alle attese a -2%); su base annua la produzione segna un -2.4% (peggio delle attese). La produzione del settore servizi è invece cresciuta dello 0.4% a gennaio su base mensile, in aumento rispetto allo 0.1% di dicembre. Infine, calano le vendite al dettaglio, l’ultimo rilevamento mensile le da a -3.1% (dal +0.3% rivisto al rialzo del mese precedente).
Inflazione tedesca stabile. Come a gennaio, il tasso annuo di crescita dei prezzi rimane al +1.7%. Su base mensile l’aumento è dello 0.6%, meglio di attese ed in crescita rispetto al declino del mese precedente. Si tratta di una lettura preliminare. Il mercato del lavoro, nel frattempo, tiene. -10mila disoccupati a febbraio, meglio delle attese. Il tasso di disoccupazione resta fermo al 5%.
India, crescita rallenta. Il 4° trimestre 2020 non da sorprese per il PIL indiano. La crescita rispetto allo stesso periodo del 2018 è del 4.7%, in linea con quanto atteso dal mercato. Si tratta del dato più basso dal primo trimestre del 2013. Analizzando le voci si nota l’accento negativo sulle esportazioni e sugli investimenti. Migliorano invece i consumi. Tiene il settore servizi, in particolare il finanziario denota un certo miglioramento assieme al settore del real estate. La crescita annua tocca quota +5%, in calo rispetto al precedente +6.1% (rivisto al ribasso).
USA, reddito e spese personali. Il reddito personale statunitense migliora a gennaio. +0.6% (meglio delle attese), contro il -0.1% di dicembre 2019. E’ il miglior incremento da febbraio scorso. A trainarlo i trasferimenti statali legati a bonus fiscali. Le spese personali crescono anche gennaio ma lo fanno con un ritmo inferiore rispetto alle attese: +0.2%. Rimbalza la spesa per beni durevoli (auto in primis) che dal -0.4% di dicembre sale dello 0.6%.
USA, inflazione PCE ancora debole. Il personal consumption expenditure price index, misura dell’inflazione particolarmente cara alla FED, cresce, nella sua formula core, su base mensile dello 0.1% e su base annua dell’ 1.6%. Dati sotto le attese e che confermano una crescita sostanzialmente lenta dell’inflazione americana. Un buon segno per chi spera in un intervento della FED sui tassi, che potrebbe non tardare se i segnali macro dovessero deteriorarsi a causa dell’epidemia di coronavirus.
USA, fiducia consumatori. L’indice elaborato dall’università del Michigan segna 101 nella sua lettura finale di febbraio. Il dato più alto dal marzo del 2018. Significativo un passaggio. Se nelle prime settimane di Febbraio il coronavirus veniva citato dall’8% degli intervistati, la percentuale è salità al 20% negli ultimi giorni.
Foto di Adrian Lang