Il Molodowsky effect ci dice che il rapporto P/E di una azione tende ad essere più alto nelle fasi di bottom di mercato e più basso nelle fasi di top. Una dinamica controintuitiva che è valida soprattutto per le società dei settori ciclici.
In un articolo pubblicato sul Financial Analysts Journal nel 1953, dal titolo A Theory of Price-Earnings Ratios, l’economista Nicholas Molodovsky sosteneva che il rapporto tra prezzo borsistico e gli utili di una società avesse un andamento controintuitivo.
Ma andiamo per gradi. Di quale rapporto stiamo parlando? Oggetto dello studio è il famoso indicatore Prezzo/Utili (P/E in inglese), una frazione che ci dice sostanzialmente quante volte l’utile di una società è contenuto nel prezzo di mercato della medesima. Un rapporto P/E alto significa che un investitore è disposto a pagare un prezzo alto per “spartirsi” gli utili presenti di quella società, attendendosi che in futuro possano aumentare. Viceversa, un P/E basso indica che l’investitore ha attese non molto positive sulla sostenibilità futura degli utili attualmente prodotti da una società.
Intuitivamente si sarebbe portati a pensare che in una fase di massimo rialzo del mercato azionario il P/E sia anch’esso al top, mentre raggiunga i minimi in corrispondenza delle fasi di bottom del mercato azionario.
Lo studio empirico condotto da Molodowsky dimostra invece che accade esattamente il contrario. Questo è vero soprattutto in presenza di movimenti di mercato severi ed è un fenomeno che caratterizza, in particolare, società con business ciclico, ossia che segue le fasi del ciclo economico.
Il Molodowsky effect è spiegabile ricordando come a guidare i mercati siano sempre le aspettative. Il rapporto P/E è composto da un numeratore, il prezzo di mercato, che è guidato dalle attese degli investitori sui profitti futuri, mentre gli utili – il denominatore – sono un dato “storico”, un’istantanea della società. La dinamica fra questi due elementi genera l’effetto osservato da Molodowsky. In una fase di bottom del mercato gli investitori inizieranno a scontare una rapida risalita degli utili nel momento in cui il ciclo economico tornerà a salire. Questo significa che nelle fasi di bottom il rapporto P/E sarà più elevato, gli investitori saranno disposti a pagare molto per avere un “posto al banchetto” futuro degli utili. Viceversa, in una fase di top del mercato, le attese si orientebbero verso una minore profittabilità dell’azienda e questo genererebbe un P/E basso, in quanto il prezzo che si è disposti a pagare non sale rispetto agli utili attuali.
Come detto, ciò è maggiormente evidente in presenza di movimenti di mercato piuttosto ampi ed ha un suo senso solo in presenza di società cicliche, i cui profitti risentono dell’andamento del ciclo economico.
Foto di Gerd Altmann