Nell’eurozona, ad aprile, peggiora l’economic sentiment che va ai minimi dal 2009. Negli USA il PIL del primo trimestre va peggio delle attese, -4.8% con il tonfo dei consumi interni. Questo ed altro nella K Briefing di oggi.
Eurozona, economic sentiment ai minimi dal 2009. Ad aprile peggiora la fiducia di consumatori ed imprese nell’eurozona. L’indice composto scende a quota 67, sotto le attese ed in forte flessione dal valore di marzo (94.2). Si tratta del livello più basso dal marzo del 2009. Se per l’Italia non ci sono dati disponibili (non è stato possibile raccoglierli), spiccano i crolli di fiducia in Olanda, Spagna, Germania e Francia. Morale giù sia per il settore servizi e delle vendite al dettaglio, sia per quello dell’industria. Per i consumatori, la cui fiducia scende a -22,7 (ai minimi da 11 anni), salgono le preoccupazioni per la propria situazione finanziaria mentre evapora la propensione agli acquisti. Aumenta, invece, l’aspettativa sul livello dei prezzi che da 23 passa a 29.1
Male i dati anche sulle aspettative dell’occupazione con l’Employment Expectations Indicator che scende al suo nuovo record storico (30.1 da 63.7).
Dati che non lasciano molti dubbi. In Germania il ministero dell’economia ha diramato le proprie stime di crescita per il 2020 e lo scenario è da grande recessione. -6.3% di crescita con il picco della recessione nel corso del secondo trimestre. Per il 2021 si dovrebbe materializzare un rimbalzo con una crescita del PIL oltre i 5 punti percentuali. L’inflazione cala ma meno di quanto atteso. Il dato annuo si fissa ad aprile (stima preliminare) al +0.8% contro l’1.2% del mese precente. Calano nettamente anche i prezzi dei beni importati (-5.5% annuo, -3.5% mensile) In Spagna, che annuncerà a breve le proprie stime di crescita, le vendite al dettaglio sono calate a marzo del 14,1% su base annua.
USA, primo trimestre PIL a -4.8%. La lunga cavalcata dell’economia americana ora è ufficialmente terminata. I dati del primo trimestre 2020 confermano la battuta d’arresto, con il PIL che segna -4.8% rispetto al trimestre precedente. Il dato è peggio di quanto gli analisti si attendessero (-4%). Per trovare uno scivolone di tale entità occorre tornare al 2008 (l’ultimo trimestre per l’esattezza), mentre si tratta del primo segno meno dal 2014. A far crollare il pavimento sotto ai piedi della crescita USA il dato sui consumi privati, scivolati giù del 7.6% (peggior dato dal 1980). Le vendite verso acquirenti americani scendono del 5.4%. Gli investimenti stranieri scendono dell’8.6% (peggior dato dal 2009). La recessione tecnica è dietro l’angolo, visto che le proiezioni sul secondo trimestre sono ancora più fosche con stime annualizzate in stile temperature da inverno siberiano. D’altro canto basta ricordare che fino a febbraio l’economia statunitense viaggiava ancora su ritmi da espansione e quindi il tonfo si è materializzato solo in un mese.
A sopresa aumentano i PCE Prices (i prezzi di un paniere di beni acquistati per il consumo ed eslusi alimentari ed energia) che nel primo trimestre fanno +1.8%, oltre le attese (1.4%) ed in rialzo rispetto al dato precedente (+1.3%). L’indice PCE è particolarmente osservato dalla FED per capire che traiettoria stanno prendendo i prezzi. Fed che si riunirà oggi e che dovrebbe dare informazioni importanti sulla guidance (tassi vicini a zero per i prossimi 3 anni?) e forse mettere in campo qualche ulteriore strumento di sostegno alla liquidità.
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