Con gli USA chiusi per il “Memorial Day”, il dato più rilevante oggi arriva dalla Germania, con l’ottimismo delle imprese che torna a crescere. L’economia, entrata in recessione tecnica, potrebbe tornare a riprendersi dal terzo trimestre 2020. Questo ed altro nella prima K Briefing della settimana.
Germania, ottimismo imprese sulla seconda metà del 2020. L’IFO Business climate torna a crescere in maggio, indicando un ritorno di fiducia delle imprese tedesche per la seconda metà del 2020. L’indice elaborato dall’istituto tedesco si fissa a 79.5, dal 74.2 di aprile, meglio delle attese. Come detto è la fiducia sui prossimi mesi a dare la spinta positiva. L’expectations business cresce a quota 80.1 dal 69.4 di aprile. L’uscita dal lockdown delle attività economiche induce pensieri positivi sui mesi a venire, ma fa anche tastare con mano tutta la difficoltà della riapertura. Il sottoindice che misura lo stato attuale dell’economia scende ancora, di un punto scarso, rispetto alla lettura di aprile e si ferma a 78.9. Da segnalare l’omogeineità delle risposte nei vari settori, dal manifatturiero ai servizi.
Diffusi anche i dati sull’andamento del PIL tedesco nel primo trimestre 2020. Dati che confermano la stima preliminare e certificano la recessione tecnica anche per la locomotiva teutonica. Un -2.2% che si combina con il -0.1% dell’ultimo trimestre 2019, generando i famigerati due trimestri consecutivi di crescita negativa. La caduta nei primi tre mesi del 2020 è la più pesante dalla crisi del 2009 e la seconda di sempre dal dopoguerra. Analizzando le voci si nota subito il crollo dei consumi (-3.2%) e degli investimenti in impianti ed attrezzature (-6.9%). Flettono anche le esportazioni nette mentre cresce ad ottimo ritmo l’investimento nel settore delle costruzioni, un +4.1% che limita un po’ i danni nel primo trimestre. Sostanzialmente stabile la spesa pubblica. Per quel che riguarda il secondo trimestre, le stime aggiornate parlano di un tonfo attorno al 10%.
Svezia, il non-lockdown non rende immuni. Si è parlato molto della strategia svedese di contrasto alla pandemia da covid. Dalle parti di Stoccolma non si è ricorso al lockdown sperando in un impatto meno severo della crisi sull’economia del paese. In realtà le cose, almeno nel breve perido, non sembrano dare ragione al governo svedese. La disoccupazione è tornata in aprile a superare quota 8%, bissando il risultato di febbraio scorso e recuperando oltre un punto rispetto a marzo. Il PIL svedese si è contratto dello 0.3% nel primo trimestre e le aspettative sul secondo non sono incoraggiati: -9.2%
Foto di Nikolaus Bader