Il report della Banca Mondiale disegna un impatto devastante della pandemia di covid sull’economia mondiale, con la povertà vista in risalita dopo anni e le economie emergenti ed in via di sviluppo sotto pressione.
La pandemia di covid19 sta colpendo duramente sul fronte economico e sociale. Lo confermano le ultime stime pubblicate nei giorni scorsi dalla Banca Mondiale. Effetti economici e sociali, si diceva, perchè uno dei grandi temi che sta emergendo è il rischio, concretissimo, che il numero dei poveri nel mondo inverta la tendenza e torni a crescere.
Per la Banca Mondiale il 2020 dovrebbe concludersi con una crescita globale negativa del 5.2%, il che rappresenterebbe il peggior risultato dalla seconda guerra mondiale. Per capire l’ampiezza dello shock basti pensare che la stima a gennaio del 2020 era di una crescita del 2.5%.
Una recessione, la prima dal 1870 ad essere causata esclusivamente da una pandemia, sta investendo sia le economie avanzate che quelle emergenti. Con le seconde travolte da una sorta di doppia onda: la prima strettamente legata all’emergenza sanitaria; la seconda originata dalla severa fase di contrazione delle economie avanzate che impatta sulle esportazioni. Il risultato è un -2.5% che rappresenta il primo anno in negativo dal 1960 ad oggi.
L’epicentro della recessione, stando alle stime della Banca Mondiale, è proprio nelle economie avanzate, con una perdita di PIL del 7% nel complesso. Dal gruppo si stacca sensibilmente l’Europa, accreditata dall’istituto newyorkese di una contrazione di nove punti percentuali.
La macchia nera della pandemia porterà con sè un calo del PIL pro-capite nel 90% dei paesi, ed anche questa è una percentuale mai registrata dal 1870 ad oggi. In altre parole ciò significa, secondo lo studio condotto dalla Banca Mondiale, che una cifra tra i 70 e i 100 milioni di persone nel mondo scivolerà in una situazione di estrema povertà. Con Nigeria, India e Repubblica Democratica del Congo a rappresentare un terzo di tutta questa nuova povertà. L’inversione di tendenza rispetto agli anni precedenti è evidente nel grafico sotto riportato.
I due scenari possibili, spiega il presidente David Malpass, sono legati alla capacità o meno di contenere la pandemia entro l’anno. Nel primo scenario, quello più positivo, la recessione potrebbe essere limitata entro i 4 punti percentuali di PIL perso (stiamo parlando comunque del doppio rispetto a quanto successo nel 2009). Nello scenario peggiore, con una seconda ondata di covid-19 a prolungarsi anche oltre il 2020, la proiezione sulla crescita arriverebbe al -8%.
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