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Reazione globale dell’economia all’insegna della disomogeneità

Una reazione globale dell’economia alla crisi scatenata dalla pandemia c’è stata, anche se caratterizzata da grande disomogeneità in termini di intensità e di prospettive. Sullo sfondo restano interrogativi sulle conseguenze strutturali di lungo periodo.

Nel tradizionale Fall Global Economic Prospects Meeting del PIIE, Karen Dynan ha tracciato il quadro della situazione economica nelle principali economie mondiali a pochi mesi dalla fine del 2020.

Lo sguardo d’insieme ci dice che la ripresa è iniziata a livello globale ma il ritmo e le sue prospettive per il 2021 variano, e di molto, da zona a zona. Così, fatto 100 il livello del PIL del 2019, i dati elaborati da Dynan ci dicono che solo la Cina crescerà in termini di ricchezza prodotta sia nel 2020 che nel 2021 (103 nel 2020 e 109.2 nel 2021), mentre gli USA vedranno una leggera crescita l’anno prossimo (100.1, mentre per il 2020 l’indice si fermerà a 96.2). Per tutte le altre zone (dall’Eurozona all’India, dalla Russia al Giappone) il biennio 20-21 si chiuderà sotto i livelli di PIL prodotto nel 2019.

Il perchè di questa disomogeneità nella ripresa dipende da diversi fattori. Alcuni sono strettamente legati alla pandemia, come la difficoltà a contenenere l’avanzata del virus in India o la seconda ondata più severa del previsto in Europa. Altri sono strettamente legati alle dinamiche interne del paese. Le difficoltà del Giappone a ravvivare la domanda nonostante una buona risposta alla pandemia, la Brexit nel Regno Unito, la vicende legate al prezzo del petrolio in Russia.

L’analisi di Karen Dynan si concentra poi sull’economia americana. E qui sono due i dati interessanti da sottolineare. Il primo riguarda il costo che la pandemia avrà sulla traiettoria di crescita degli USA. Partendo dal tasso di crescita dell’ultimo trimestre del 2019 (+1.8%), si può stimare che l’abbattersi del covid sull’economia americana costerà 3 punti percentuali di PIL.

L’aspetto, se vogliamo, più inquietante è che tale riduzione non è solo congiunturale ma agisce sul potenziale di crescita del paese. Ciò significa che il covid potrebbe intaccare elementi strutturali, di medio e lungo periodo, in maniera tale da ridurre il potenziale di crescita degli USA.

Quali sono questi elementi? Per Dynan sono spalmanti su più orizzonti temporali. Se nel breve termine la pandemia colpisce le attività economiche nelle quali è più difficile attuare un contenimento del contagio, nel medio termine subentrano elementi più strutturali. La distruzione di posti di lavoro e di competenze non più spendibili sul mercato, ad esempio, che porterebbe ad un aumento della disoccupazione strutturale. Ancora, nel lungo termine, la riduzione degli investimenti, le problematiche relative alla gestione del debito, la perdita di competenze delle nuove generazioni dovuta alla didattica a distanza.

In definitiva la reazione globale dell’economia c’è stata. Usando una metafora potremmo dire che, dopo il testacoda, la macchina dell’economia si è rimessa in pista. Ma ci vorrà ancora qualche giro per capire se ci sono stati danni e se questi avranno conseguenze permanenti sull’aerodinamica.

Foto di HendoBe

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