Secondo uno studio SEB Group il 2021 potrebbe essere un anno record per la finanza sostenibile, con le emissioni (prestiti e bond) oltre il trilione di dollari.
Il 2020 si avvia al termine consegnandoci dati contraddittori sul fronte della transizione energetica. Da un lato uno studio dell’ONU ci dice che le emissioni nell’atmosfera segneranno una riduzione del 7% rispetto al 2019, anno nel quale già si era intravisto un rallentamento, con un aumento di solo l’1% rispetto all’anno precedente. 7 punti percentuali di riduzione, si diceva. Sono un record storico, ma da soli non saranno sufficienti a rendere più vicino l’obiettivo di fermare il surriscaldamento dell’atmosfera sotto i 2°C. Un target che richiede, secondo gli ultimi studi, un taglio delle emissioni dal 30% al 50% entro il 2030.
Dall’altro lato la crisi scatenata dalla pandemia ha colpito anche gli investimenti nell’energia rinnovabile. Secondo un’analisi di BNEF il totale degli investimenti nel 2020 raggiungerà i 70 miliardi di dollari, vale a dire il 20% in meno rispetto a quanto investito nel 2019. Questo significa che, per tornare sulla giusta rotta, servirà un aumento degli investimenti nel 2021 tra il 30% ed il 40%.
Tutto, quindi, spinge a pensare che il 2021 possa essere un anno fondamentale per la sfida climatica. Sul fronte finanziario, sottolinea il Green Bond Report di SEB Group, il 2021 potrebbe essere l’anno della finanza sostenibile.
I dati parlano di una crescita costante negli ultimi anni. Nel 2020 il totale delle emissioni “sostenibili” dovrebbe sfiorare i 700 miliardi di dollari. Ed il 2021, secondo le previsioni di SEB Group, potrebbe vedere la raccolta di capitali toccare e superare quota 1 trilione di dollari.
Un mercato nel quale l’Europa sembra farla da padrona. Per quel che riguarda i prestiti “proceeds” (come ad esempio i green bond), le emissioni nel vecchio continente supereranno a fine 2020 i 230 miliardi di dollari, pari al 43% delle emissioni totali di questa tipologia di prestiti; 131 miliardi di dollari solo in green bond (in larga parte corporate), oltre 60 miliardi in social bond. Questi ultimi meritano una citazione a parte. Il loro volume di emissione nel 2020 è otto volte quello dell’anno precedente, un aumento in gran parte spiegato dall’utilizzo che governi ed enti sovranazionali ne hanno fatto per finanziare strumenti ed iniziative di contrasto alla crisi scatenata dalla pandemia di covid-19. Pandemia che, ancora secondo dati BNEF citati nel rapporto, è stata causa di emissioni speciali (pandemic bonds li chiama la società di ricerca americana) per oltre 330 miliardi di dollari.
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