Il tumultuoso 2020 ha saputo condensare in 12 mesi tutta l’essenza del mercato azionario. Dalla caduta alla ripresa emerge, ancora una volta, l’importanza di far lavorare il tempo.
Il 2020 appena concluso lascia in eredità un insegnamento molto importante per i risparmiatori. Nel giro di 12 mesi i mercati azionari hanno saputo mostrare, quasi fosse un time lapse ed in tutta la sua limpida semplicità, una delle regole base per un investitore: lasciar lavorare il tempo.
Il grafico che è riportato all’inizio di questo post mostra l’andamento dal gennaio del 2020 ad oggi dei tre principali indici americani: S&P500, Dow Jones e Nasdaq. Per tutti e tre è visibile l’andamento a “spunta”, con il bottom toccato ad inizio marzo (panic selling e recessione) ed il veloce recupero successivo (tra bottom della recessione e primi segnali di ripresa del ciclo economico). Un condensato di eventi che ha portato i tre listini a chiudere abbondantemente in attivo il 2020.
Premessa fondamentale. Quanto successo è sicuramente straordinario e difficilmente ripetibile, per la velocità con la quale è accaduto e per la forza del movimento; sia, in un primo momento, verso il basso che poi verso l’alto. Nell’eccezionalità si possono comunque fare un paio di annotazioni sull’anno appena terminato delle borse mondiali.
La prima, la più ovvia, è che chi ha saputo avere pazienza e nervi (molto) saldi, non cedendo alla tentazione di vendere tutto sull’onda dello spavento generato dalla prima ondata di pandemia, ha potuto brindare ad un anno di borsa in guadagno, nel caso del Nasdaq addirittura migliore del 2019.
Due anni fa il Dow chiuse a +22.3%, lo S&P500 guadagnò il 28.9%. L’indice tecnologico raggiunse il record a sei anni con un +35.2%. Al 31 dicembre 2020 i tre indici hanno chiuso rispettivamente a +7.2%, +16.3% e +43.6%.
Se nel tumultuoso scorrere degli eventi qualcuno ha avuto anche l’idea di guardare ai fondamentali di alcune società e di approfittare dei “saldi” per acquistarne le azioni, allora i motivi per il brindisi di inizio anno sono raddoppiati.
La seconda annotazione riguarda la rotazione settoriale. Si tratta di una strategia che l’industria del risparmio e gli investitori istituzionali conoscono benissimo ma che non viene ancora masticata abbastanza dai piccoli risparmiatori. L’andamento del Nasdaq in primavera e la veloce rotazione di fine estate/inizio autunno hanno riportato sotto i riflettori questo aspetto dei mercati azionari. E su questo torneremo presto.