Le fragilità degli Stati Uniti più preoccupanti di una pandemia prolungata. Questo uno dei punti più interessanti del rapporto di Eurasia Group sui principali rischi per l’anno appena iniziato.
In queste ore Wall Street è in agitazione. L’ultimo capitolo delle elezioni presidenziali sta per aprirsi, tra Georgia e Washington, tra telefonate “improprie” e rischi di disordini nelle strade attorno al palazzo del Congresso. Gli USA rimangono sotto i riflettori anche in questo inizio 2021.
Nel suo tradizionale rapporto sui rischi che aleggiano sull’anno che inizia, Eurasia Group – la società di consulenza guidata da Ian Bremmer e Cliff Kupchan – mette in testa alla classifica delle preoccupazioni proprio gli Stati Uniti. Fiaccati dalle divisioni interne e con una politica estera tutta da rivedere, gli USA, sostengono gli autori del rapporto, non potranno essere il punto di riferimento internazionale nella complicata fase di ricostruzione post pandemia. Un problema per tutti, dicono Bremmer e Kupchan.
Se la mancanza di un paese capace di essere “leader carismatico” per l’economia mondiale, alle prese con le macerie lasciate dal passaggio del covid 19, sarà la principale fonte di preoccupazione per il 2021, la pandemia rimane sullo sfondo e si prende la seconda piazza di questa particolare classifica. Le variabili in gioco, in parte, sono già visibili in questi giorni. Possibili varianti del virus che sfuggono al controllo e – Dio non voglia – alla protezione fornita dai vaccini; la fine inesorabile della valanga di aiuti statali e gli effetti su consumi e lavoro; la gestione dell’enorme debito pubblico creato in meno di 12 mesi.
Nella top 10 dei rischi che gravano sul 2021 non possono mancare la questione del cambiamento climatico (il cop26 di novembre è un appuntamento chiave), il controllo dei dati nell’era del cloud computing, la cybersecurity (l’abbiamo citata nei nostri appunti), un’Europa senza Merkel (sottointeso senza guida).
Tanta carne al fuoco per un anno che, seppur con una impostazione di base positiva, si troverà ad affrontare ostacoli e tanta volatilità. Una volatilità che colpirà anche i listini azionari, sostiene Byron Wien di Blackstone. Per il vice presidente del colosso del wealth management la prima parte del 2021 potrebbe vedere uno S&P500 scendere a ritmi da orso per poi “volare” verso i 4500 punti entro la fine dell’anno. Tra le “surprises” elencate nella sua seguitissima lista spiccano inoltre: la previsione di una crescita statunitense oltre il 6% con ovvie ripercussioni su inflazione (moderatamente crescente), oro e rendimenti dei T-bond (in salita); la fine del percorso ribassista del dollaro.
Foto di Wokandapix