Le nuove stime OCSE sulla crescita economica negli USA e nell’Eurozona evidenziano un’eccezionale rimbalzo dei primi. Merito dei vaccini e degli stimoli fiscali.
Meglio del previsto. Le nuove stime dall’OCSE sulla crescita economica mondiale nel 2021, diffuse martedì, si potrebbero velocemente riassumere in questa frase. I numeri snocciolati dalla capo economista Laura Boone sono eloquenti: il PIL globale 2021 è visto in crescita del 5.6%, 1.4 punti percentuali meglio di quanto stimato a dicembre. Su questi nuovi ritmi, scrive l’OCSE, a metà del 2021 ai tornerà ai livelli di ricchezza prodotta nell’immediato pre-pandemia.
Osservando ancora i dati, spiccano i balzi in avanti delle stime di crescita per alcuni paesi, ed in particolare per gli USA. Qui non solo la crescita prevista per il 2021 è praticamente raddoppiata rispetto a dicembre ma, cosa ancor più sorprendente, la stima odierna del PIL 4° trimestre 2021 è addirittura superiore a quella diffusa nel novembre del 2019, l’ultima prima dell’arrivo della pandemia; unico caso tra le grandi economie, visto che rispetto alle previsioni 2019 la Cina perde l’1%, l’area Euro il 4% e la media globale è un sonoro -3%.
Come si spiegano questi dati? Laura Boone sintetizza il tutto in due fattori: vaccini e stimolo fiscale. I primi riportano l’economia ad una normalizzazione, il secondo inietta fiducia e fa ripartire i consumi. Stando sempre ai calcoli OCSE, il maxi piano di stimolo licenziato ieri sera dal Congresso americano (1.9 trilioni di dollari) porterà ad un aumento della ricchezza lorda prodotta tra il 3% ed il 4% nel 2021. Da solo il pacchetto farà salire di un punto percentuale il PIL mondiale.
Su questi dati, indubbiamente significativi, qualche domanda comincia a nascere, specie se si completa il quadro leggendo i dati della zona Euro. Qui la crescita stimata per il 2021 è del 3.9% e del 3.8% nel 2022, con alcuni paesi (tra cui Francia ed Italia) che non riusciranno a rivedere i livelli pre-pandemia prima dell’anno prossimo. Vaccinazioni a rilento ed una politica di stimolo che Boone definisce “relatively mild” non fanno della zona Euro uno dei cavalli più pimpanti nella corsa alla ripresa.
Confrontando le stime di crescita OCSE tra USA ed Eurozona viene quindi da chiedersi: meglio puntare sul medio periodo, stimolare l’economia sulla produttività ed incentivare la svolta green come fa l’Europa, o meglio affiancare ad un piano di spesa pubblica uno stimolo fiscale di breve periodo in grado di risollevare i consumi interni come fanno gli USA? Le tante differenze tra il sistema economico europeo e quello statunitense fanno propendere per un interlocutorio “dipende”.
Photo: OECD/Victor Tonelli