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Warming Projections Global Update. Buone (e cattive) notizie

Nell’aggiornamento di maggio del Warming Projections Global Update curato dall’organizzazione no-profit Climate Action Tracker tornano ad essere protagonisti gli USA, con l’ambizioso piano Biden.

La saggezza popolare ci ricorda che c’è una decisiva differenza tra intenzioni e fatti ma in politica sappiamo bene che tutto parte dalle intenzioni che per questo assumono importanza. Il Warming Projections Global Update curato da Climate Action Tracker monitora periodicamente le intenzioni (e i fatti) dei governi mondiali sulla lotta ai cambiamenti climatici, le politiche che intendono porre in atto e le tempistiche. Lo scopo è quello di valutare la road map della politica rispetto all’obiettivo sancito dalla Conferenza di Parigi, vale a dire il contenimento del surriscaldamento globale sotto i 2° centrigradi rispetto al periodo pre-industriale. Il superamento di quella soglia renderebbe l’ambiente in cui viviamo inospitale per molte specie animali e vegetali, mettendo a serio rischio vite ed attività umane.

Nell’aggiornamento di maggio del rapporto rientra sulla scena internazionale la più grande economia mondiale, nonchè uno dei maggiori produttori di gas serra (11% del totale delle emissioni dannose, secondo solo alla Cina), vale a dire gli Stati Uniti . La nuova amministrazione Biden ha presentato un lungo ed ambizioso programma che mira, tra le altre cose, al raggiungimento del livello di emissioni zero per la produzione di energia elettrica entro il 2030.

L’effetto di questo ritorno, unito ai nuovi piani presentati da settembre dell’anno scorso ad oggi da altri leader mondiali, è un miglioramento del target di surriscaldamento a fine secolo di 0.2° centigradi. Si tratta indubbiamente di una buona notizia, frutto della disponibilità a rimboccarsi le maniche data ormai da 133 paesi nel mondo, un numero che rappresenta il 73% delle emissioni annue di gas serra nell’atmosfera. Una buona notizia certamente ma, purtroppo, è l’unica.

Scorrendo il nuovo report di Climate Action Tracker si scopre che, anche ammettendo che tutte le intenzioni si trasformino in fatti, l’umanità non riuscirebbe a centrare l’obiettivo di fine secolo, con una proiezione – nel migliore degli scenari possibili – di un surriscaldamento a 2.4° centigradi. Lo scenario che in altri campi si definirebbe “business as usual”, vale a dire contando le sole politiche ad oggi già implementate, fissa il surriscaldamento a fine secolo a 2.9° centigradi.

L’osservatorio di Climate Action Tracker ci dice due cose importanti: la prima è che c’è ancora spazio per poter raggiungere l’obiettivo, e lo dimostra il miglioramento dell’outlook dopo il ritorno nel consesso dei paesi aderenti all’accordo di Parigi degli USA. Allo stesso tempo i dati ci ricordano che è necessario un impegno molto più massiccio di quello sino ad ora messo in campo per evitare la catastrofe.

Foto di Gerd Altmann

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