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World Uncertainty Index. Incertezza in picchiata e cosa può andare storto

L’ultimo aggiornamento del World Uncertainty Index conferma che il mondo sta, in maniera piuttosto rapida, riassorbendo la grande quantità di incertezze sprigionatasi nell’ultimo biennio. Sul futuro aleggiano due grandi rischi.

Che l’economia globale abbia intrapreso un cammino di ripresa pare oramai un dato di fatto. Certo, rimane una forte disomogeneità nel ritmo del recupero, ma le ultime proiezioni di IFM, World Bank e OCSE sono concordi nello stimare una crescita robusta sia nel 2021 che nel 2022.

A dare un ulteriore segnale di ritorno alla “normalità” ci pensa anche l’aggiornamento trimestrale del World Uncertainty Index (WUI) curato dall’Economist Intelligence Unit (EIU). Dopo aver toccato il massimo storico nel primo trimestre del 2020, l’indice ha cominciato una ripida discesa. Alla fine dei primi tre mesi del 2021 il WUI si è riposizionato attorno alla sua media storica, toccando livelli che non si vedevano dal quarto trimestre del 2006.

La picchiata del World Uncertainty Index dal picco raggiunto nel primo trimestre 2020 – Fonte grafico: https://worlduncertaintyindex.com/

La prima spiegazione che viene in mente per giustificare questo repentino riassorbimento di incertezza è sicuramente l’arrivo, tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021, dei vaccini anti-covid. Il parallelo indice di incertezza collegato alla pandemia – il World Pandemic Uncertainty Index, elaborato sempre dall’EIU – mostra chiaramente come dalla soglia dei 25 punti – record storico toccato nel terzo trimestre del 2020 – si sia passati agli attuali 13.20, con una flessione di oltre 10 punti negli ultimi tre mesi dell’anno scorso.

L’indice dell’incertezza collegata alla pandemia tocca il massimo con l’esplosione della seconda ondata di covid-19, poi scende vistosamente con l’arrivo delle notizie sui vaccini. Fonte grafico: https://fred.stlouisfed.org/series/WUPI

Ma le motivazioni per un ritorno così repentino alla media storica da parte del WUI sono anche altre. Ce le ricordano gli autori dell’indice – Hites Ahir, Nicholas Bloom e Davide Furceri – in un intervento pubblicato recentemente dal CEPR. La fine dell’era Trump ed una de-escalation dei rapporti tra USA e resto del mondo dal punto di vista del commercio internazionale, sono tra queste. Importante è stata anche la risoluzione (non completa ad essere sinceri, ma a buon punto) della questione Brexit.

Gli autori, a conclusione del loro post, auspicano – e non potrebbe essere altrimenti, vista la tipologia di misurazione – che il livello di incertezza globale continui nei prossimi mesi questo percorso di normalizzazione, collocandosi su valori sotto la media storica.

Cosa può andare storto? Escludendo l’imponderabile, due sembrano essere le minacce all’attuale andamento del World Uncertainty Index. Da un lato una recrudescenza della pandemia, nella forma di una nuova variante capace di eludere le difese poste dal vaccino. Dall’altro lato una fiammata inflazionistica che vada a bruciare le fondamenta della ripresa e costringa le banche centrali a buttare velocemente acqua sul fuoco.

Per entrambe le minacce esistono delle contromisure. Sul fronte della pandemia è di vitale importanza estendere la campagna vaccinale alle zone del mondo ancora non coperte, mentre sul piano dei prezzi le banche centrali devono moltiplicare gli sforzi comunicativi per evitare che le aspettative di inflazione vadano fuori controllo e diventino, esse stesse, carburante per il rialzo dei prezzi.

Foto di Gerd Altmann

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