L’enorme massa di debito corporate e la posizione delicata del sistema bancario. Due numeri ne riassumono la criticità per il post-pandemia.
I numeri sono stati, e sono tuttora, un elemento fondamentale per capire effetti ed andamenti delle pandemia. Dai numeri spaventosi dei contagi a quelli devastanti delle vittime, da quelli più confortanti delle vaccinazioni fino ai numeri dell’impatto del covid-19 sull’economia. Nella loro sintetica oggettività, i numeri hanno la capacità di segnalarci in quale scenario ci stiamo muovendo e, soprattutto, quali saranno le possibili evoluzioni nei prossimi mesi.
Oggi i numeri di cui vogliamo parlare sono due. Il primo è una cifra con tanti zeri: 11.2 trilioni di dollari. A cosa si riferisce? Stando all’ultimo report della Federal Reserve, a tanto ammonterebbero alla fine di marzo scorso i debiti accumulati dalle imprese non finanziarie statunitensi sotto forma di prestiti obbligazionari, pari a quasi il 50% del prodotto interno lordo del paese. Con i tassi di interesse ai minimi storici, le aziende hanno sfruttato in maniera massiccia il canale del debito per le loro esigenze di liquidità e di investimento (poco). Nel 2020 il valore complessivo delle emissioni obbligazionarie corporate USA è stato pari a 1.7 trilioni di dollari (fonte Dealogic). Per capire cosa significhi questa cifra basti pensare che il precedente record storico era di “appena” 600 milioni di dollari. Numeri che fanno dire alla FED che le vulnerabilità del debito corporate rimangono elevate e possono rappresentare, di fronte ad un rialzo dei tassi improvviso e sostenuto, una fonte di instabilità per il settore finanziario.
Di rischi per il settore finanziario parla anche l’autorità europea di vigilanza sulle banche. Andrea Enria, a capo dell’ente, ha recentemente ricordato che un 40% – il nostro secondo numero di oggi – delle banche europee non sta correttamente valutando il grado di rischio dei prestiti emessi. Certo la percentuale di default è crollata nell’ultimo anno, ma sappiamo bene che tale effetto è direttamente collegato all’enorme scudo messo a disposizione dalla BCE e dai governi europei. Senza tali protezioni la situazione potrebbe cambiare tragicamente. Il WSJ riporta i dati della nostra CNA: almeno un terzo delle piccole aziende artigiane non è ancora in grado di riprendere a pagare regolarmente i propri debiti finanziari. La BIS ci ricorda quanto valga il debito corporate (bond, prestiti ed altre linee di credito): al dicembre del 2020 per l’Italia era pari al 75% del PIL, in Francia la cifra tocca il 170%.
“Tout se tient” diceva il linguista svizzero Ferdinand de Saussure. Tutto è collegato, e vale anche in economia. Questa valanga di debiti è stata fino ad ora arginata da buone scelte di politica monetaria e fiscale. Ma le spinte inflazionistiche, se non controllate adeguatamente, rischiano di mettere le banche centrali con le spalle al muro e di riattivare la colata. E per ridurre le spinte sui prezzi serve far riemergere il mondo dal fondale pandemico, e questo lo si può fare solo con una campagna di vaccinazione davvero mondiale. Tout se tient, appunto.
Foto di Gerd Altmann