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Inflazione dei beni alimentari, qui per restare?

Il Fondo Monetario Internazionale avverte che sul fronte dell’inflazione, nei prossimi mesi, potrebbe giocare un ruolo importante il settore dei beni alimentari.

Poche settimane fa parlavano di come l’ondata di rialzo dei prezzi stia piano piano interessando un po’ tutti i prodotti che quotidianamente acquistiamo. E il settore alimentare, dicevamo, non sta facendo eccezione.

Proprio sull’inflazione dei beni alimentari c’è da registrare l’interessante intervento del Fondo Monetario Internazionale. In un recente post curato da Christian Bogmans, Andrea Pescatori ed Ervin Prifti si fanno notare due aspetti: il primo è che l’aumento dei prezzi delle materie prime alimentari arriva da molto lontano, prima della pandemia; il secondo è che una vera spinta all’inflazione da parte dei beni alimentari potrebbe arrivare solo nel corso dei prossimi mesi.

Per quel che riguarda il primo aspetto, i ricercatori dell’FMI ci ricordano che la “genesi” dell’ultima ondata di rialzi dei prezzi dei beni alimentari va si ricercata in Cina, ma è collegata ad un altro virus, quello dell’influenza suina che nel 2019 ha ridotto drasticamente gli allevamenti cinesi ed ha portato i prezzi della carne di maiale a salire vertiginosamente. A questa situazione si è aggiunta in seguito anche la questione dei dazi USA, con la conseguenza che l’inflazione alimentare ha sostanzialmente raggiunto il picco prima della comparsa della pandemia. Valutando i dati, infatti, si può addirittura dire che nel periodo pandemico i prezzi alimentari sono scesi con un movimento opposto a quello dell’inflazione generale.

Ma le cose potrebbero non continuare così ed il campanello d’allarme arriva dai prezzi alla produzione. La ricerca FMI, e siamo al secondo aspetto, ci dice infatti che almeno quattro fattori stanno contribuendo ad un rialzo dei costi sostenuti dalle imprese per produrre beni alimentari: l’aumento dei costi di trasporto, le severe siccità scatenate da La Niña, l’aumento delle scorte prudenziali di materie prime alimentari praticato dai governi ed, infine, la forte domanda di materie prime alimentari per la produzione di bio-combustibili.

Nei prossimi mesi, tutto questo potrebbe portare i prezzi dei beni alimentari a salire, rialimentando un’inflazione complessiva che nello stesso periodo, superata la temporanea difficoltà della catena produttiva, dovrebbe in teoria tornare a scendere. Le previsioni dell’FMI, ipotizzano in circa 4-6 mesi il tempo di trasmissione dell’aumento dei costi di produzione ai prezzi finali di vendita, e stimano inoltre un passaggio di una quota del 20% dei maggiori costi sui beni finali. Considerando tutto questo, l’FMI prevede un’inflazione alimentare in aumento del 3.2% nel 2021 e dell’1.75% nel 2022.

Come al solito, un nuovo aumento dei prezzi degli alimentari colpirà in maniera più forte i paesi poveri ed in via di sviluppo, già alle prese con una difficile gestione dell’uscita dalla pandemia. Rischia di piovere sul bagnato, ancora una volta.

Foto di reca2g

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