I rapporti economici tra la Cina e l’Occidente, e gli USA in particolare, frenati delle tensioni politiche? Spulciando un po’ di dati emerge un quadro decisamente diverso.
Il primo dato interessante arriva, e non poteva essere altrimenti, dal commercio internazionale. Negli ultimi vent’anni il surplus della bilancia commerciale cinese verso gli USA è passata da circa 7.5 miliardi di dollari a oltre 92 miliardi alla fine del 2020. Le esportazioni dalla Cina verso gli USA sono praticamente decuplicate (dai 13 miliardi di dollari del 2002 agli oltre 133 miliardi di fine 2020). A ritmo molto più lento sono aumentati anche gli acquisti cinesi di beni statunitensi, dai 5 miliardi di dollari di importazioni del 2002 si è giunti ai 41 miliardi circa di fine anno scorso. Il porto di Los Angeles, il principale punto di approdo e partenza dei cargo provenienti dal sud est asiatico, racconta una storia di rapporti strettissimi tra i due partners/nemici. Analizzando il report 2020 delle attività portuali si ha un quadro ancora più netto: 115 miliardi di dollari il valore dei cargo da e per la Cina, praticamente la metà del valore di tutti i cargo in movimento nel porto; il 72% delle navi cargo gestite dal porto californiano viene dal nord est Asia. E nel 2021 la situazione si è ulteriormente evoluta: dai porti di Los Angeles e Long Beach il traffico di container da Shangai è triplicato rispetto all’anno scorso.
Ma tra l’occidente e la Cina lo scambio non è solo di merci. Nicholas R. Lardy (del PIIE) ci ricorda qualche dato interessante sugli FDI, vale a dire gli investimenti stranieri diretti della Cina. Le aziende occidentali marciano a tutta forza verso Pechino, acquisendo partecipazioni, creando imprese ed investendo, tanto. Nel 2020, mentre gli FDI a livello globale registravano una frenata causa covid, quelli con destinazione la Cina sono aumentati del 10%, raggiungendo la cifra record di 212 miliardi di dollari. Per capirne l’entità basta dire che questa cifra rappresenta un quarto degli FDI globali; solo un anno prima la quota di investimenti stranieri diretti cinese era la metà. Sempre scorrendo i dati citati da Lardy scopriamo che nel 2021 i flussi di investimenti in entrata per la Cina stanno continuando a crescere: 89 miliardi di dollari nel primo trimestre, tre volte tanto quelli dei primi tre mesi del 2020. Una montagna di denaro che fa bene anche alle casse statali: 75 miliardi di dollari di titoli di stato cinesi acquistati da investitori stranieri fino ad ora nel 2021, una cifra doppia rispetto al 2019.
Insomma, i partner/nemici continuano la loro strana relazione, incuranti di dazi e proprietà intellettuali, guardandosi in cagnesco ogni qualvolta Pechino parla di Taiwan, indispettendosi (ma con prudenza) sulle spinose vicente legate ad Hong Kong. Ma continuando a fare affari.
Foto di Frauke Feind