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La variante SPARC

Da fenomeno finanziario a campo di battaglia legale nel giro di poco più di un anno. Le SPAC, i veicoli finanziari “aggira IPO” di cui abbiamo parlato qualche mese fa, rimangono al centro della scena e sono pronte, con la variante SPARC, a mutare per sopravvivere.

Nel 2020, dopo un periodo di buio ed incuranti della crisi pandemica, le SPAC si sono riprese la scena sul mercato finanziario statunitense. Come abbiamo già visto si tratta, nella sostanza, di veicoli finanziari che raccolgono fondi con lo scopo di “scovare” una società profittevole e renderla una public company, per incorporazione o fusione. Stando ai dati Datalogic riportati qualche settimana fa dal WSJ, nel giro di 12 mesi questi veicoli finanziari hanno raccolto qualcosa come 200 miliardi di dollari di capitali. Tra l’inverno scorso e la primavera del 2021, di SPAC ne sono spuntate parecchie, attirando l’attenzione di grandi investitori e di molti vip. Tra tutti spicca un nome, quello di William (Bill) Ackman, uno dei più noti gestori di Hedge Fund statunitensi.

Proprio la creatura di Ackman, la Pershing Square Tontine Holdings, è la protagonista di questa nuova fase delle SPAC. Nel luglio del 2020 il veicolo di Ackman ha raccolto 4 miliardi di dollari di capitale. Una cifra record che il tycoon ha deciso – due mesi fa – di utilizzare parzialmente per acquisire quote in Universal Media Group, società in uscita dalla galassia Vivendi. L’operazione è finita subito sotto la lente della SEC, due le problematiche: la società obiettivo era di fatto una società già pubblica ed inoltre solo una quota dei fondi raccolti sarebbe stata investita nell’operazione. Risultato: iniziativa bocciata e malumore crescente negli azionisti, alcuni dei quali hanno iniziato a chiedersi dove siano “parcheggiati” i soldi affidati alla SPAC da oltre un anno.

Domanda che è diventata qualcosa di più. Nel mese di agosto, infatti, la SPAC di Ackman è stata citata in giudizio da un suo azionista. Secondo George Assad, questo il nome dello stakeholder, il fatto che per un anno i fondi del veicolo siano stati investiti in Treasury Bond ed altre attività di breve termine fa della SPAC un fondo di investimento e non una società operativa. Differenza non di poco conto, visto che la definizione di fondo di investimento assoggetterebbe le SPAC allo stringente Investment Act statunitense.

Da quel momento si è scatenata una vera e propria battaglia legale: da un lato azionisti delle SPAC ad avanzare le stesse richieste di Assad; dall’altra parte un pool di oltre 55 studi legali usciti allo scoperto con un documento di condanna all’utilizzo di azioni legali contro il veicolo tanto amato ed apprezzato da vip e nomi “pesanti” della finanza statunitense.

Una “baruffa” da piani alti, certo. Ma anche un problema per molte migliaia di investitori che, negli scorsi mesi, hanno iniziato a mettere soldi in ETF specializzati e che ora iniziano a tremare all’idea che le cose per le SPAC si mettano male.

Ackman, dal canto suo, non è rimasto con le mani in mano. Se il problema sono i soldi, semplificando al massimo il suo ragionamento, allora cediamo diritti di acquisto di quote del veicolo finanziario da esercitare nel momento in cui venga annunciato il raggiungimento di un accordo con la società obiettivo. Le SPARC (special purpose acquisition rights companies) potrebbero così diventare la “variante” delle SPAC in grado di sopravvivere alle beghe legali, preservando le caratteristiche peculiari dello strumento.

Se il modello Ackman delle SPARC verrà approvato dalle autorità e le cause intentate finiranno a favore degli azionisti c’è da prevedere un bel po’ di movimento sul mercato finanziario USA.

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