La lettura flash dei sondaggi PMI di settembre conferma la fase di rallentamento dell’economia mondiale. Una frenata dovuta principalmente alla problematica situazione della supply chain globale. La banca centrale inglese lascia i tassi invariati ma preoccupa sempre di più l’inflazione. Questo ed altro nella K Briefing di oggi.
Sondaggi PMI di settembre, rallentamento confermato. La prima lettura dei sondaggi PMI di settembre indica un generale rallentamento della ripresa economica. La causa principale rimane il malfunzionamento della supply chain globale. Vediamo la situazione nelle principali economie mondiali.
Australia. Il settore manifatturiero torna ad espandersi nel mese di settembre con un miglioramento di ordini e produzione. Migliora anche la situazione occupazionale. La difficoltà a reperire materie prime e componenti allunga i tempi di consegna e aumenta la pressione sui prezzi. Gli operatori conservano però un certo ottimismo sui prossimi mesi. L’indice elaborato da IHS Markit va a 57.3, dal 52 di agosto. Il settore servizi risente dei ripetuti lockdown e rimane in zona contrazione per il terzo mese consecutivo, ma in lieve miglioramento rispetto ad agosto. Nel complesso il settore privato australiano rimane in zona contrazione anche nel mese di settembre, la crisi pandemica morde un po’ meno e l’occupazione prova a ripartire. Il PMI si ferma a quota 46 dal 43.3 di agosto.
Eurozona. Il settore manifatturiero segna il terzo mese consecutivo di calo pur mantenendosi abbondantemente in zona espansione. Anche qui il fattore principale rimane la carenza di materie prime e componenti. Produzione ed ordini della manifattura scendono nel sondaggio ai livelli più bassi da otto mesi a questa parte e la componente occupazione rallenta. Si allungano i tempi di consegna dei prodotti ed i prezzi continuano ad essere sostenuti. Dopo sei mesi torna sotto quota 60 anche il PMI manifatturiero della Germania. Movimento simile anche per il settore dei servizi che a settembre registra il secondo calo mensile consecutivo . Il PMI scende a 56.3 da 59, peggior dato da maggio scorso. Nel complesso il settore privato europeo rimane in zona espansione per il settimo mese consecutivo, ma il ritmo della crescita rallenta a causa dei problemi della supply chain. Gli operatori rimangono ottimisti sui prossimi mesi, pur evidenziando qualche preoccupazione sulla variante Delta.
Gran Bretagna. Rallentamento anche per il settore privato inglese. La manifattura a settembre registra un PMI sotto quota 60 per la prima volta da cinque mesi a questa parte, terzo calo in quattro mesi, peggior dato da febbraio 2021. Stessi problemi, stesse reazioni: minor calo dell’occupazione (la componente del PMI relativa all’occupazione nella manifattura tocca il minimo da gennaio); prezzi sostenuti. Nel settore servizi, che presenta dinamiche simili, l’inflazione dei beni di input tocca i massimi dal 2008. Nel complesso il settore privato rimane in zona espansione ma il PMI cala dal 54.8 di agosto al 54.1 di settembre.
USA. Rimane robusta ma rallenta anche la manifattura statunitense. Il PMI scivola ai minimi da cinque mesi, pur rimanendo sopra quota 60. La crisi della supply chain manda la componente produzione del sondaggio ai minimi da 11 mesi. Sul fronte dei servizi il sondaggio di IHS Markit registra il quarto calo consecutivo a quota 54.4, il valore più basso dal luglio del 2020, con la componente occupazione che rimane sostanzialmente invariata rispetto al mese precedente. Nel complesso il settore privato rimane in fase di espansione, ma in rallentamento. Sul fronte dei prezzi rimane alta la pressione su quelli di vendita.
Gran Bretagna, tassi invariati ma… La Banca centrale inglese lascia tassi e QE invariati ma si avverte una certa preoccupazione sul fronte dell’inflazione. Nella riunione di settembre diventano due i membri del board a favore di un anticipo della fine del programma di acquisto titoli, e lo stesso governatore ammette che le possibilità di una stretta sono aumentate rispetto ad agosto, con la variazione dei prezzi al consumo che potrebbe rimanere sostenuta per tutto il 2022 e su livelli attorno al 4%, sospinta anche dalla crisi energetica. Sul fronte macro le stime di crescita del terzo trimestre sono state sostanziosamente abbassate di un punto percentuale, al 2.5%
USA, mercato del lavoro. La scorsa settimana le richieste di sussidi di disoccupazione sono state 355 mila, in rialzo per la seconda settimana consecutiva. Le attese erano per un calo a 310 mila. La media a quattro settimane risale a 335 mila, livelli comunque sui minimi da inizio pandemia. Leggero aumento anche per quel che riguarda i sussidi continuativi: 2,845 milioni contro i 2,714 milioni della settimana precedente. Tutte variazioni che confermano la fase ancora turbolenta del mercato del lavoro statunitense.
Spagna, PIL secondo trimestre rivisto al ribasso. Il dato finale del PIL 2° trimestre 2021 è stato rivisto al ribasso di un punto abbondante, dal +2.8% su base congiunturale si è passati al +1.1%. A trainare giù il dato la performance molto meno positiva del previsto delle vendite del settore manifatturiero e dei servizi.
Canada, vendite al dettaglio. Frenata delle vendite al dettaglio canadesi nel mese di luglio. Su base mensile il volume scende dello 0.6%, -1% dedotti gli acquisti di auto e moto. Il risultato è migliore delle attese grazie al ritorno degli acquisti di cibo e bevande. Le proiezioni sul dato di agosto sono ampiamente positive, con le vendite al dettaglio viste in salita dell’1.2%, in netto recupero rispetto a luglio.
Foto di Peter H