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Eurozona, PMI finale di ottobre: brilla la manifattura italiana

Nell’Eurozona il dato finale di ottobre del sondaggio PMI premia la manifattura italiana. In Australia primi segnali “di rientro” dalla banca centrale. Negli USA cala ancora l’ottimismo delle famiglie, tra prezzi che salgono e poca fiducia nella politica economica. Questo ed altro nella prima K Briefing di questa settimana.

Australia, via lo yield curve control, tassi invariati. La banca centrale australiana lascia i tassi invariati allo 0.1% per il 12° mese di fila ma mette fine al controllo del rendimento dei titoli con scadenza 2024. Rimane, fino a metà febbraio, l’acquisto titoli per un importo di 4 miliardi di dollari australiani a settimana. Anche la RBA entra in una fase più “prudentemente espansiva”, giustificando la fine della yield curve control con il miglioramento della condizione economica e la dinamica, più veloce del previsto, dei prezzi al consumo.

Eurozona, PMI finale di ottobre: brilla la manifattura italiana. Nella lettura finale di ottobre del PMI manifatturiero brilla il dato relativo all’Italia, con un miglioramento rispetto al preliminare di oltre un punto. Revisione al ribasso, invece, per il dato tedesco che trascina con sé anche la media dell’Eurozona: 58.3 da 58.5, peggior dato dal febbraio scorso.

Manifattura Cina, domanda frenata da carenza energia. Il Caixin PMI di ottobre registra un inaspettato aumento, segnalando come la manifattura cinese sia sostenuta da una forte domanda e limitata al tempo stesso dalle carenze di energia e dai prezzi in salita. Gli ordini toccano i massimi da giugno, ma le esportazioni calano per il terzo mese consecutivo. I tempi di consegna si assottigliano, mentre i prezzi degli input toccano i massimi dal 2016.

USA, manifattura limitata da supply chain. L’ISM manifatturiero di ottobre continua ad espandersi evidenziando però le sempre maggiori difficoltà di soddisfare la domanda a causa, principalmente, dei problemi legati alla supply chain internazionale. L’indice scende a 60.8 da 61.1 di settembre, con un calo delle componenti produzione ed ordini. Ancora elevata la pressione sui prezzi, mentre la componente occupazione continua a recuperare.

USA, Economic Optimis di novembre. L’IBD/TIPP Economic Optimism Index scende per il terzo mese consecutivo e tocca il nuovo minimo da inizio pandemia. Non solo, il 43.9 registrato in novembre è il punteggio più basso dal settembre del 2015. A rendere meno ottimiste le famiglie statunitensi sono sostanzialmente due fattori: l’incremento dei prezzi e l’incertezza sulla politica economica federale (dato riscontrato anche dall’università del Michigan). Così l’aspettativa per i prossimi mesi peggiora vistosamente, mentre il sottoindice che monitora la situazione finanziaria delle famiglie tocca il minimo a 14 mesi.

Foto di Julia Casado

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