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Le banche europee falliscono il primo “test” BCE sulla gestione dei rischi climatici

Lunedì scorso la BCE ha pubblicato i risultati del suo primo report sulla gestione dei rischi climatici ed ambientali da parte delle principali banche europee. Dal documento emerge una generale consapevolezza del problema, ma ancora poca concretezza.

Ad appena un anno di distanza dalla pubblicazione delle linee guida sulla gestione dei rischi climatici ed ambientali, la BCE ha voluto testare sul campo gli effettivi progressi compiuti dalle banche europee su questo delicatissimo argomento. Nel report “The state of climate and environmental risk management in the banking sector” pubblicato lunedì scorso emergono luci ed ombre, come sottolinea Frank Elderson, membro del comitato esecutivo della banca centrale europea, nel presentare i risultati della ricerca.

Lo studio ha preso in esame 120 istituti bancari con un gestito complessivo di oltre 24 miliardi di euro e verificato i progressi di ogni singola banca rispetto ai benchmark stabiliti dalle linee guida della BCE su 130 parametri o aree di attenzione. I risultati, come detto, presentano qualche luce e molte ombre. Innanzitutto la maggior parte degli istituti ha mostrato numeri al di sotto delle aspettative fissate dall’autorità di vigilanza. Circa la metà delle 120 banche analizzate sta considerando di adottare criteri di esclusione di asset per rischio climatico o ambientale dal proprio portafoglio, ma solo una piccola frazione ha prodotto piani concreti per armonizzare il portafoglio con gli obiettivi di Parigi.

Nel complesso, spiega Elderson, i documenti analizzati mostrano una generale consapevolezza del problema, ma sul piano pratico la qualità dei piani di azione varia significativamente da istituto ad istituto. Solo un terzo delle grandi banche europee ha messo a terra azioni concrete per migliorare la gestione del rischio climatico ed ambientale nella loro struttura di business. Ed è preoccupante quel 20% di istituti che presenta significative lacune e nessun piano credibile per provare a colmarle.

Un anno è sicuramente un intervallo di tempo estremamente ridotto per portare a casa risultati apprezzabili, questa è certamente un’attenuante da riconoscere. Resta però, espressa anche dalle parole di Elderson, la sensazione che il settore bancario continui ad incontrare al suo interno numerose resistenze nel “tagliare” con gli asset “inquinanti”.

Foto di Nikon89

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