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Aspettative di inflazione tra variazione di prezzi reale e percepita

Un recente studio sui dati dell’ ECB Consumer Expectations Survey mostra come le aspettative di inflazione si formino sull’inflazione percepita e che la credibilità della banca centrale è fondamentale per tenerle a bada.

L’inflazione si tiene a bada fino a che le aspettative di inflazione rimangono ancorate al target della banca centrale. Abbiamo sentito molte volte questo concetto negli ultimi mesi, ma come si formano le aspettative sui prezzi al consumo?

Recentemente Ewa Stanisławska e Maritta Paloviita, economiste rispettivamente della Narodowy Bank Polski e della Bank of Finland, hanno studiato i dati raccolti dal sondaggio europeo sulle aspettative dei consumatori, l’ECB Consumer Expectations Survey, per capire come si formano le aspettative di medio termine sull’inflazione.

Dalle interviste svolte periodicamente su un campione di 15mila consumatori delle 6 economie più grandi dell’area Euro emerge un primo importante punto: la percezione dell’inflazione da parte dei consumatori, attuale e futura, è superiore a quella reale. In altre parole i consumatori tendono a sovrastimare l’incremento dei prezzi. Nel maggio del 2020, sottolinea lo studio, l’inflazione reale (quella armonizzata nell’Eurozona) era a +0.1%. Nello stesso mese l’inflazione percepita dai consumatori era all’2.7% e quella attesa attorno all’1.8%. La motivazione di tale discrepanza va sicuramente individuata nei differenti panieri con i quali consumatori ed istituti di statistica valutano l’andamento dei prezzi. Nel bel mezzo della pandemia, ad esempio, l’incremento dei prezzi delle mascherine o del gel igienizzante è stato abbondantemente bilanciato dal crollo dei prezzi della benzina o dei biglietti aerei. Ma mentre gli istituti di statistica tenevano in considerazione tutti questi beni, i consumatori erano concentrati solo sui primi, percependo per questo motivo un consistente aumento dei prezzi.

L’inflazione percepita, e non quella reale, influenza le aspettative di inflazione di breve e di medio termine. Anche qui lo studio di Ewa Stanisławska e Maritta Paloviita è ricco di numeri: un aumento dell’inflazione percepita di un punto percentuale è responsabile dell’aumento dello 0.29% delle aspettative di inflazione a breve termine (12 mesi). Ed un aumento di un punto percentuale delle aspettative di breve è responsabile di un incremento dello 0.19% delle aspettative di medio termine (a tre anni).

Quella descritta nel paragrafo precedente è una catena di trasmissione che le banche centrali possono in quale maniera cercare di influenzare. Sempre lo studio citato ci ricorda che i consumatori con una maggiore fiducia nella banca centrale tendono a modificare in misura minore le aspettative di inflazione rispetto all’aumento dell’inflazione percepita. Anche di fronte ad uno shock di breve termine, come ad esempio è stato quello causato dalla pandemia, i consumatori che credono con più convinzione nella capacità della banca centrale di assicurare la stabilità dei prezzi, tendono a non modificare più di tanto le loro aspettative di inflazione nel medio termine.

Foto di geralt

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