Tra tutte le variabili che aleggiano sul 2022 appena iniziato spiccano per dimensione e potenzialità quelle relative ai tassi di interesse ed ai prezzi dei beni alimentari.
Le reazioni dell’economia al nuovo corso della politica monetaria internazionale e le problematiche collegate al prezzo delle materie prime alimentari, inflazione in primis, sono tra le variabili più temute dagli investitori nel 2022, come ha confermato recentemente anche il Market Live Global Survey. Proviamo ad esaminarle più da vicino.
L’incognita tassi. La diffusione settimana scorsa della minute FED relativa alla riunione di dicembre ha, se possibile, reso le cose ancora più complicate. Nel documento il board della banca centrale statunitense sembra intenzionato ad accelerare i tempi riducendo al minimo, o forse azzerando, la pausa storicamente garantita tra la fine di un QE e l’inizio del rialzo dei tassi di interesse. Al di qua dell’oceano non sono passate inosservate le mosse di Italia e Slovenia, pronte a mettere sul mercato collocazioni obbligazionarie nella prima parte dell’anno per “evitare” esborsi più esosi di interessi nei prossimi mesi. E se tra le grandi potenze economiche solo la Cina pare poter continuare su una politica monetaria espansiva, le altre big, seppur con velocità e metodi differenti, passeranno il 2022 a ridurre la liquidità presente nel sistema. L’incognita non sta tanto nell’andamento dei tassi nel 2022, che come detto è abbastanza chiaro. L’incognita sta tutta negli effetti che questo rapido cambio di rotta potrà avere sull’economia e soprattutto sulla finanza. Il pensiero non può non andare alla mole di debito pubblico e privato alimentato dalla pandemia, alle dinamiche del mercato immobiliare, alla situazione dei bilanci di moltissime aziende ed al destino di un esercito di zombie firms tenute in piedi dal super QE globale.
Il trend nel trend: i prezzi dei beni alimentari. La produzione e la distribuzione dei beni alimentari è un altro punto caldo per il 2022. Sulle materie prime alimentari la tempesta scatenata dal covid non ha fatto altro che dare ulteriore potenza ad un’altra tempesta, quella del climate change, che imperversa sulle produzioni agricole da oramai un decennio. Il risultato di questa combinazione è una curva dei prezzi divenuta molto ripida e che nel nuovo anno potrebbe solo moderatamente ridurre il proprio gradiente. Gli indizi sono tanti. Il FAO Food Price Index ha recentemente toccato il massimo a 10 anni. Nel 2022, fonte U.S. Department of Agriculture, le riserve di grano della Cina sfioreranno il 70% di quelle globali, quelle del riso il 60%. La volonta di ridurre la dipendenza da altri paesi di Pechino, come visto anche con la crisi energetica, rischia di avere pesanti conseguenze sui prezzi delle derrate alimentari e di conseguenza sull’inflazione. Le recenti esperienze sul fronte degli eventi climatici estremi vissute dal Sud America sono un ulteriore e preoccupante campanello d’allarme.
Foto di A. Roesler