Un documento della House of Lords Economic Affairs Committee rilancia forti dubbi sul rapporto rischi benefici di una sterlina digitale, una risposta “ufficiale” al diffondersi delle criptovalute.
Da qualche anno a questa parte una larga fetta delle banche centrali sparse nel mondo ha iniziato a considerare l’opportunità di realizzare una moneta digitale. Un’alternativa, sicura, alle banconote tradizionali da utilizzare nelle transazioni online. Gli istituti centrali di Eurozona e Gran Bretagna sono in una fase avanzata dello studio di fattibilità, chiamiamolo così, del progetto. Mentre paesi come Australia e USA sono ancora fermi ad una prima prudente fase esplorativa sull’argomento.
A spingere gli istituti centrali verso le cosiddette “Central Bank Digital Currencies” (CBDC) sarebbe l’avanzata, oramai innegabile, delle criptovalute “private”. Il diffondersi di metodi di pagamento non direttamente vigilati dalle autorità monetarie porta con sé rischi finanziari e concede ampi spazi ad attività di riciclaggio.
L’ultimo aggiornamento sul tema arriva da Londra, dove la sterlina digitale ha subito una brusca stroncatura da parte della commissione affari economici del parlamento britannico (House of Lords Economic Affairs Committee). La notizia è doppiamente interessante: da un lato colpisce uno dei progetti più seguiti tra quelli portati avanti dalle banche centrali occidentali; dall’altro lato mette in luce quello che sembra essere il più grande ostacolo all’avvento di una moneta digitale “istituzionale”, vale a dire il nodo privacy.
Cosa dice la commissione? Nel documento diffuso settimana scorsa e dal titolo significativo, Central Bank digital currencies: a solution in search of a problem?“, emergono dubbi sul rapporto rischi/benefici di una sterlina digitale. Le conseguenze su famiglie, imprese e stabilità del sistema finanziario – che il presidente della commissione, Lord Forsyth of Drumlean, considera far-reaching, vale a dire molto rilevanti – si uniscono alla possibilità che la banca centrale venga coinvolta in complicate disussioni sulla privacy.
Più nello specifico i Lords ritengono che una sterlina digitale, per necessità di vigilanza priva di anonimato, comporterebbe la raccolta di un flusso di informazioni sulle abitudini di consumo di famiglie ed imprese di proporzioni mai viste. Come e da chi verrebbero gestiti questi dati? Il rischio è quello che lo stato possa ampliare oltre ogni ragionevolezza il controllo sulle vite dei propri cittadini, o che attacchi informatici mettano a rischio un asset fondamentale per un’economia. Inoltre un travaso di liquidità dai depositi in valuta tradizionale a quelli delle CBDC potrebbe comportare rischi alla stabilità dell’intero sistema bancario privato.
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