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Economie emergenti e le mosse della Federal Reserve

C’è uno spicchio di mondo che guarda con preoccupazione alle mosse che la Federal Reserve si appresta a compiere per tentare di frenare il rialzo dei prezzi al consumo negli USA: quello delle economie emergenti. Un nutrito e molto disomogeneo gruppo di paesi il cui “benessere finanziario” dipende molto dall’andamento del dollaro.

L’identikit di questi paesi rivela subito la natura delle preoccupazioni a cui abbiamo appena accennato: forte orientamento alle esportazioni, ampia esposizione debitoria in moneta statunitense, livelli di inflazione “naturalmente” più alti rispetto ai paesi avanzati e conseguenti minori margini di manovra espansiva per le banche centrali. In un quadro del genere un rialzo dei tassi di interesse USA ed un dollaro forte non possono passare senza lasciare strascichi.

Sulla questione è tornato anche il Fondo Monetario Internazionale, disegnando due possibili ed opposti scenari per le economie emergenti. Stephan Danninger, Kenneth Kang ed Hélène Poirson partono da quello che potrebbe essere identificato come lo scenario base. L’inflazione negli USA comincia a mollare la presa verso la metà del 2022, con un primo intervento della FED ed una normalizzazione della supply chain globale che raffredda i costi delle materie prime. In questa ipotesi, caratterizzata da un rafforzamento della crescita economica, gli autori sostengono che gli effetti per le economie emergenti potrebbero essere lievi, con il rafforzamento del dollaro controbilanciato da una sostenuta attività di esportazione.

Le cose cambierebbero sensibilmente nel caso in cui i salari statunitensi continuassero a galoppare e la supply chain a mostrare numerose strozzature. In questo caso, ricorda l’FMI, l’intervento della FED si farebbe molto più severo e rapido, spaventando mercati finanziari e domanda interna. A questo punto le peggiorate condizioni finanziarie internazionali potrebbero portare ad una vera e propria fuga di capitali dalle economie emergenti e ad una forte svalutazione delle valute locali. Questo perchè un apprezzamento del dollaro è storicamente correlato in maniera inversa con i flussi di capitale in entrata nelle economie emergenti.

L’ipotesi di questo secondo scenario mette già ora le banche centrali delle economie emergenti di fronte ad un dilemma di non facile lettura: aumentare i tassi per anticipare e limitare i danni della svalutazione della moneta, oppure sostenere la domanda interna, piuttosto debole, mantenendo una politica monetaria espansiva.

In definitiva il post pandemia sembra preludere all’apertura di due nuovi fronti di guerra. Il primo, prossimo ad essere disvelato, è quello statunitense, dove la banca centrale proverà a contrastare il rialzo dei prezzi in maniera muscolare ma senza intaccare la crescita. A cascata si aprirebbe il secondo fronte, quello delle economie emergenti, dove gli effetti della battaglia statunitense condotta dalla Federal Reserve si farebbero evidenti a livello finanziario ed economico.

Foto di thedigitalartist

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