Nell’edizione 2021 del Global Supply Chain Report, l’organizzazione no profit CDP ci ricorda che la transizione ecologica delle aziende non è solo interna ma riguarda anche la catena di approvvigionamento a monte. Ed è lì, per il momento, che si perde.
La complessità del cambiamento richiesto al sistema produttivo per ridurre le quantità di anidride carbonica rilasciate nell’atmosfera, è tale che gran parte degli sforzi che le aziende compiono, per modificarsi al loro interno, rischiano di essere vani se alle spalle del processo di produzione ci sono fornitori “inquinanti”.
A ricordarcelo ci ha pensato qualche giorno fa l’organizzazione no profit CDP attraverso il Global Supply Chain Report 2021. Delle società che hanno aderito al progetto CDP solo il 38% hanno iniziato a discutere di emissioni inquinanti con i propri fornitori. Percentuale che si riduce al 16% quando si parla di tutela di una risorsa fondamentale come l’acqua. Nel 2021, considerando le 200 società che da sole coprono un giro d’affari di forniture di oltre 5 trilioni di dollari, solo il 50% dei fornitori aveva un piano d’azione per la riduzione delle emissioni. Con i ritmi attuali – una crescita del 5% all’anno – per ottenere un impegno anche dal restante 50% occorreranno decenni.
La situazione è ancora più chiara se si ragiona in termini di obiettivi di emissione. Il 71% delle società aderenti al programma CDP ha diffuso dati relativi agli obiettivi Scope 1 e Scope 2. Solo il 20% ha rilasciato numeri collegati allo Scope 3. Qui è bene ricordare che i target Scope 1 e Scope 2 si riferiscono alle emissioni sostanzialmente interne alle imprese, mentre lo Scope 3 comprende anche le emissioni indirette collegate alla produzione. Non un dettaglio da poco, visto che le emissioni che rientrano nello Scope 3 sono 11 volte quelle operative (Scope 1 e Scope 2). Mettendo assieme tutte queste informazioni si capisce quanta strada resti da fare, senza contare che la “qualità” delle iniziative messe in atto dai fornitori rimane di difficile interpretazione. Stando al report della CDP solo il 2.5% dei target indicati è stato in qualche modo verificato dal Science-Based Targets initiative.
Anche in questo caso una corretta informazione agli investitori può fare la differenza, premiando le società che dimostrano di coinvolgere la loro catena di approvvigionamento nella transizione ecologica. Perchè in tema di green economy servono sicuramente aziende sempre più consapevoli, ma servono anche e soprattutto investitori consapevoli.
Foto di michoff