L’ultimo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), oltre a ricordare come il mondo balli pericolosamente sul ciglio della catastrofe climatica, avverte che ancora troppi soldi arrivano al settore dell’energia fossile.
Nell’ultimo report pubblicato lunedì scorso l’IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) ha lanciato un vero e proprio grido d’allarme ricordando che, allo stato attuale, il pianeta rischia di arrivare a fine secolo con una temperatura media aumentata di 3 gradi centigradi rispetto all’era pre-industriale, vale a dire il doppio di quanto posto come limite invalicabile dalla conferenza sul clima di Parigi. Questo significa che il processo di abbandono dell’energia fossile deve, tassativamente, iniziare da subito.
Ma proprio dal mondo della finanza arrivano dati sconfortanti. Sempre il report dell’IPCC sottolinea come ancora troppi soldi stiano affluendo nel settore dell’energia fossile e troppo pochi siano i finanziamenti destinati alla transizione verso fonti di energia rinnovabile, in particolare per quel che riguarda i paesi in via di sviluppo. In un altro report, gli esperti mettono nero su bianco alcuni dati che lasciano poco spazio all’immaginazione. Dei 150 grandi istituti finanziari presi in considerazione più della metà non ha ancora incluso nelle proprie policy alcuna limitazione ai progetti collegati a fonti di energia fossile; i due terzi del campione preso in esame non ha nemmeno definito dei target per il prossimo decennio. Secondo i dati raccolti da Bloomberg Green il tasso di crescita degli investimenti collegati al carbone è raddoppiato rispetto all’anno scorso, effetto collaterale della guerra in Ucraina.
Ma, come detto, il settore finanziario, e per la verità anche quello industriale, sono ancora molto timidi nel finanziare la transizione energetica. Il report IPCC ci dice che solo un quinto dei finanziamenti raccolti nel 2020 è arrivato da aziende ed istituti finanziari; 160 miliardi di dollari su un totale di 640, meno di quanto sono riusciti a raccogliere privati cittadini ed organizzazioni no-profit. Un dato, questo, che fa riflettere, soprattutto se si ricorda che per evitare la catastrofe (ossia mantenere il surriscaldamento entro il grado e mezzo) serviranno fino a 6 trilioni di dollari entro il 2050, 4 già entro il 2030. Praticamente dopodomani.
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