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Fare senza il gas ed il petrolio russo: nuovi numeri sui costi

Un’interessante simulazione condotta da un gruppo di economisti in Francia prova a dare una dimensione dei costi per l’Unione Europea derivanti dalla decisione di fare a meno di gas e petrolio russo.

I numeri molto spesso sono più efficaci di qualsiasi discorso. E quelli ricordati nel paper di François Langot, Franck Malherbet, Riccardo Norbiato, Fabien Tripier sono emblematici: nel 2021 le importazioni verso l’EU di gas e petrolio russo sono state pari a 99 miliardi di euro e rappresentano il 62% del totale delle esportazioni dalla Russia verso l’Unione Europea. In queste settimane l’Europa paga a Mosca 640 milioni di euro al giorno per il petrolio e 360 milioni al giorno per il gas naturale. Una stima del Center for Economic Recovery quantifica in 0.95 milioni di dollari il costo giornaliero della guerra in Ucraina per la Russia. E’ abbastanza chiaro che la più efficace arma che l’Unione Europea può mettere in campo per far sì che il conflitto si concluda in tempi brevi è ridurre il più possibile le forniture di energia che arrivano da Mosca.

Ma farlo costa e poi occorre sostituirlo subito con altro. A questa legittima preoccupazione gli autori del paper rispondono con una simulazione molto interessante. Ipotizzando un embargo dell’Unione Europea su tutte le importazioni dalla Russia, quindi includendo anche petrolio e gas, i paesi del blocco subirebbero una riduzione al GNE (Gross National Expenditure, vale a dire la somma di spesa privata, pubblica ed investimenti) dello 0.7%, con differenze molto marcate tra paese e paese. Per Mosca il danno ammonterebbe ad una perdita del 2.27% in termini di spesa nazionale lorda per anno e pro-capite, ossia tre volte tanto. In termini di portafoglio significherebbero 535 euro in più di costo annuo per un cittadino russo contro 230 euro in più per un cittadino europeo. Se oltre alle importazioni l’Europa vietasse anche le esportazioni verso la Russia la variazione sul GNE russo salirebbe al 6.42%, contro un -0.82% medio per i paesi del blocco. Le conseguenze sull’economie europea, inoltre, sarebbero tutte da verificare. Gli autori dello studio ricordano infatti che far coincidere la perdita di produzione con la perdita di energia in arrivo è estremamente semplicistico, perchè non si considerano le possibilità di sostituzione delle forniture lungo la catena produttiva e la capacità di adattamento e di sostituzione delle famiglie sul fronte dei consumi.

Si tratta di un passo impegnativo, e trovare un accordo che provi a tenere assieme interessi pubblici e privati non sarà facile. Langot ed i suoi colleghi ci suggeriscono che i costi derivanti da un embargo sul petrolio e sul gas russo per l’Unione Europea sono ampiamente sopportabili e non paragonabili, per grandezza, all’effetto che avrebbe un ban sull’economia di Mosca e sulla capacità di finanziamento dell’azione militare in Ucraina. Più la mossa sarà unitaria, conclude la ricerca, più sarà efficace.

Foto di ds_30

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