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Il continente africano tra i danni del covid e la crisi alimentare

L’African Development Bank ci ricorda che il continente africano ha bisogno di aiuto per superare gli effetti del covid e la crisi alimentare. Servirebbero oltre 400 miliardi di dollari entro l’anno.

Nei momenti di confusione, travolti da eventi di ogni genere, c’è sempre il rischio di lasciare indietro qualcuno. Sul fronte economico il periodo che stiamo vivendo, un filotto di shock che perdura da oramai due anni, c’è il concreto rischio che alcuni “pezzi” del pianeta siano abbandonati a se stessi. Ed uno dei “pezzi” più importanti è senza alcun dubbio il continente africano, con le sue tante problematiche – dal covid alla crisi alimentare – sulle quali pesano, e non poco, anche le responsabilità delle economie avanzate.

A lasciarci un promemoria ci ha pensato recentemente l’African Development Bank. Per l’istituto diretto da Akinwumi Adesina il continente africano necessita di ingenti finanziamenti per recuperare dal disastro provocato dalla pandemia e per evitare che l’impennata dei prezzi delle materie prime alimentari possa aggiungere al quadro ulteriore disperazione. Entro il 2022, ha ricordato Adesina in una recente intervista a Bloomberg Radio, servono almeno 424 miliardi di dollari per sostenere i piani di intervento messi in piedi dai governi africani per contrastare gli effetti della pandemia.

La situazione del continente africano sta velocemente peggiorando. Da un lato l’aumento dell’indebitamento dei governi e dall’altro un rallentamento della crescita economica, rischiano di lasciare poche, pochissime, risorse per contrastare il ritorno alla crescita della povertà estrema. E se il covid ha trascinato nelle più totale indigenza 30 milioni di africani, danni se possibile ancora più gravi li sta facendo la guerra in Ucraina. Adesina ricorda come l’Africa dipenda da Russia e Ucraina per il 41% delle importazioni di mais e grano, e che la carenza di fertilizzanti, altra merce divenuta rara e costosissima con l’accendersi del conflitto, potrebbe portare ad una perdita di produttività dei terreni fino al 50%. Paesi come Kenya, Somalia ed Etiopia rischiano un drammatico aggravamento della crisi alimentare già presente nei loro territori.

L’istituto presieduto da Adesina ha messo sul piatto un piano da 1,5 miliardi di dollari in finanziamenti all’agricoltura. Soldi che potenzialmente potrebbero trasformarsi in 30 milioni di tonnellate di cibo. L’IFM, dal canto suo, ha messo a disposizione 150 milioni di dollari in special drawing rights. Linee di finanziamento che aiutano a tamponare l’emergenza ma che rimangono gocce in un mare reso ancora più vasto dalle sfide climatiche che attendono, anche e suo malgrado, il continente africano.

Foto di katja

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