Cosa stanno pensando gli investitori (professionali e non) del complicato momento che stanno attraversando i mercati finanziari e delle prospettive macro per i prossimi mesi? Ad aiutarci nel tentare di dare una risposta a questa domanda due sondaggi: il MLIV Pulse ed il BofA Survey.
Partiamo dal BofA Survey, il sondaggio mensile condotto da Bank of America su un campione di 259 money manager che gestiscono complessivamente un patrimonio da oltre 700 miliardi di dollari. L’elemento più interessante che emerge dall’aggiornamento di luglio è l’eccezionale livello di risk off raggiunto dagli investitori. Due numeri dicono quasi tutto: l’esposizione verso i listini azionari è scesa ai minimi dall’ottobre del 2008, mentre la percentuale di liquidità nei portafogli ha raggiunto i massimi dal 2001. E le date, 2008 e 2001, non sono certo di quelle che si dimenticano facilmente, coincidendo rispettivamente con la grande crisi finanziaria dei subprime e con lo scoppio della bolla dot-com. Per il 58% degli intervistati il livello di rischio dei propri portafogli è attualmente sotto la media, si tratta di una percentuale che supera quella registrata nel fatidico 2008.
Per quel che riguarda le aspettative sugli USA i risultati del sondaggio indicano chiaramente che gli investitori si attendono una successione degli eventi precisa: inflazione al picco e FED che aumenta i tassi, recessione, cambio di registro da parte della banca centrale statunitense. Ma le variabile rimangono tante, a cominciare dalla guerra in Ucraina e dai sui effetti sull’Europa. Non è un caso se la maggioranza degli intervistati si dice pessimista sull’Eurozona.
Proprio di Eurozona si occupa l’ultimo aggiornamento del MLIV Pulse condotto da Bloomberg. Il sondaggio evidenzia un particolare pessimismo sulla capacità dell’economia della zona Euro di evitare una recessione e sulle capacità dell’Euro di recuperare in tempi brevi sulla divisa statunitense. Solo il 16% degli intervistati ritiene che l’Europa sarà in grado di gestire la complicata situazione macro e di evitare una recessione nei prossimi mesi. E per un’ampia maggioranza del campione è molto più probabile che l’euro scivoli a 0.9 contro dollaro piuttosto che riesca a recuperare un cambio a 1,1. La percentuale di chi dà più di 50 possibilità su 100 all’ipotesi di recessione nel prossimo semestre supera l’80% sia tra gli investitori privati che tra quelli professionali. Fa meno presa, invece, l’idea che da qui al 2023 si possa scatenare una nuova crisi del debito, segno questo di una certa credibilità della BCE rispetto alle promesse di intervento a sostegno di qualche paese membro in difficoltà.
Illustrazione di Gerd Altmann