Cosa aspettarsi dai mercati azionari, ed in particolare dai listini statunitensi, in questa ultima parte del 2022? Una domanda alla quale solo una minoranza di analisti sembra rispondere con toni ottimistici e che gira attorno ai soliti temi: inflazione, FED e recessione.
Tra i più ferrei ottimisti ci sono senza dubbio gli analisti di JP Morgan. In una nota di metà mese scorso, Mislav Matejka si dice convinto che il recupero dei mercati azionari, relativamente ai listini statunitensi, può arrivare fino alla fine del 2022, spinto dai settori positivamente influenzati dal rialzo dei tassi di interesse e da un appeal dei titoli value che non dovrebbe tornare a brillare fino a quando non ci saranno segnali evidenti di raffreddamento dell’economia USA (e questo secondo JP Morgan può avvenire solo nell’ultimo trimestre dell’anno).
Marko Kolanovic, strategist di punta di JPM, ha recentemento difeso la sua chiamata al “buy on the dip”, l’acquisto sulla debolezza dello S&P500. Una strategia basata sull’acquisto sul listino principale di New York in corrispondenza di una perdita del 2% dal massimo ad una settimana, ha ricordato Kolanovic ai microfoni di Bloomberg, ha fruttato un ritorno del 3% da inizio anno, contro una perdita dell’indice di 10 punti percentuali. Kolanovic rimane inoltre tra coloro i quali ritengono che la fiammata inflazionistica possa spegnersi in maniera quasi autonoma e che la FED abbia sostanzialmente esagerato nella reazione. Per questo, continua l’analisti, sarebbe opportuno una pausa di riflessione da parte della banca centrale, in attesa che i rialzi dei tassi già applicati diffondano i loro effetti sull’economia e che passi l’importante scadenza elettorale delle Mid Term.
Molto meno ottimisti sembrano essere gli analisti di Morgan Stanley che continuano a sostenere come il recupero dei listini non sia altro che una pausa all’interno di un movimento ancora discendente. Nella seconda parte dell’anno torneranno protagoniste le trimestrali e questa volta le loro indicazioni non saranno balsamiche per i prezzi delle azioni. La combinazione di tassi di interesse in salita, profitti in calo ed economia in rallentamento, suggeriscono da Morgan Stanley, rende il rapporto rischio/benefici sull’azionario ancora molto incerto e fa supporre che il mercato orso non abbia ancora raggiunto la sua completa maturazione.
Foto di Lorenzo Cafaro