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Human Development Index. Pesa l’effetto covid

L’aggiornamento dello Human Development Index elaborato dall’ONU mostra come la pandemia abbia portato indietro le lancette dello sviluppo umano di cinque anni. E le difficoltà non sembrano terminate.

Sotterrata dal clamore mediatico dalla notizia della morte della Regina Elisabetta II, la pubblicazione del rapporto sulla qualità della vita elaborato dall’ONU ci ricorda la delicatezza del momento storico che il mondo si trova ad affrontare.

Si chiama Human Development Index (HDI), indice dello sviluppo umano per tradurlo letteralmente, ed è un indicatore della qualità della vita in 191 paesi del mondo basato su parametri quali l’aspettativa di vita, i redditi personali ed i livelli di educazione. L’ultimo aggiornamento, pubblicato settimana scorsa, ci dice che nel 2021 l’HDI ha registrato un calo rispetto all’immediato pre-pandemia in oltre l’80% dei paesi analizzati. Nel complesso l’indice è sceso per il secondo anno consecutivo, riportando il livello della qualità della vita ai valori del 2016.

Una larga parte di questo allarmante risultato è spiegata dalla pandemia di covid 19 e soprattutto dagli effetti del virus sull’aspettativa di vita media. Secondo i calcoli elaborati da un gruppo di economisti cappeggiato da José Maria Aburto, nelle principali economie mondiali la pandemia ha riportato l’aspettativa di vita ai livelli del 2015, facendo registrare il maggior calo dalla fine della seconda guerra mondiale. Gli effetti economici e sociali del covid hanno fatto il resto, peggiorando la situazione reddituale e mettendo in difficoltà il sistema educativo.

Tornando ai risultati dell’HDI, troviamo spiacevoli conferme. A subire il maggior calo nella qualità della vita sono le aree dell’America Latina, della zona caraibica, dell’Asia del sud e dell’Africa sub-sahariana. La situazione africana è particolarmente sconcertante. Tra gli ultimi 32 paesi della classifica ONU, 28 sono appartenenti alla zona sub-sahariana. Un bambino che nasce oggi in quelle zona ha un’aspettativa di vita di 60 anni (19 in meno della media OCSE) ed una carriera scolastica di soli 6 anni (la metà della media OCSE). La conseguenza di questi numeri è che la traiettoria di sviluppo tra i paesi più poveri e quelli più ricchi sta tornando a divergere, annullando i progressi compiuti nel periodo 1990-2019.

In questo quadro la guerra in Ucraina, con la conseguente crisi energetica ed alimentare, e la sfida posta dai cambiamenti climatici rischiano di affossare ulteriormente la qualità di vita in moltissimi paesi e specialmente in quelli più poveri, con le conseguenze che sono facilmente intuibili.

Foto di Brian Merrill

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